L’allattamento al seno è prezioso per i benefici che offre sia al bebè sia alla mamma. Ma non bisogna sottovalutare quanto emerge da uno studio americano, realizzato da un team di ricercatori delle università dell’Indiana e di Washington, e pubblicato su Environmental Science and Technology.
I ricercatori hanno rilevato Pfas nel latte materno con una prevalenza di sostanze duemila volte superiore al livello considerato sicuro nell’acqua: un valore non certo rassicurante per la salute dei bambini. I livelli di sicurezza europei di Pfas nell’acqua dovrebbero essere non superiori 0,05 microgrammi per litro, e per alcune sostanze il limite è di 0,10 microgrammi per litro. Inoltre l’eliminazione dei Pfas nell’organismo umano è molto lenta e il tempo di dimezzamento della loro presenza nel sangue è in media di 5,4 anni per il Pfas e di 3,8 anni per i Pfoa. Ma nei maschi i tempi sono più lunghi che per le femmine, che li eliminano anche attraverso il ciclo mestruale e l’allattamento.
Che cosa suggeriscono i ricercatori americani anche sulla base dei risultati ottenuti attraverso lo studio pubblicato su Environmental Science and Technology?
- I dati evidenziati non giustificano la rinuncia all’allattamento al seno, perché nel latte materno ci sono sostanze fondamentali, per la crescita e lo sviluppo del bambino, per il microbioma e per il suo sistema immunitario.
- Piuttosto è importante cercare di ridurre l’assorbimento di Pfas da parte delle donne impegnate nella gravidanza, attraverso la scelta di acquistare prodotti che non contengono Pfas.
- Alimentarsi con cibi freschi preparati in casa e in famiglia.
- Ridurre l’uso della plastica.
- Evitare il consumo di alimenti e prodotti conservati in contenitori trattati per essere impermeabilizzati.
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Foto copertina via Freepik
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