Continuiamo a sprecare soldi e opportunità per il Paese, specie per le donne e per le famiglie, con la favola degli asili e degli asili nido. tutti dicono di voler aprire, attaccano con il ritornello di quanto sono indispensabili, e poi, alla verifica dei fatti, si scopre che nessuno, o quasi, davvero li vuole.
Le ultime, disarmanti notizie arrivano dalla contabilità dei famosi fondi del PNRR destinati agli asili: degli 800 milioni di euro già disponibili per questi progetti, a stento si riuscirà ad andare avanti per un impegno di spesa di 400 milioni. La metà. e anche i fantomatici posti di lavoro creati con i nuovi asili, si dimezzano: da una previsione di 30mila posti, si passa a una nuova ipotesi, tutta da verificare, di 15mila posti.
La verità è che i sindaci sono terrorizzati dalla sola idea di aprire un asilo e di non essere poi in grado di gestirlo per mancanza di fondi e di personale. Andando per grandi linee e mettendo in ordine i costi, secondo quella che in gergo si chiama “la lista della serva”, per un asilo nido servono insegnanti-educatori, assistenti, personale amministrativo e un direttore didattico. Aggiungete poi le spese per la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’edificio e quelle per le bollette varie e le pulizie, e alla fine vi trovate con questo totale: il costo medio di un asilo comunale, per ogni bambino, è di 8.770 euro all’anno, e di questa cifra al massimo il 20 per cento è pagato dalla famiglia. Il resto è a carico dell’amministrazione comunale. Un comune può spendere anche tra i 30mila e i 50mila euro al mese, per tenere aperto un asilo.
Infine, nei comuni gli organici del personale dedicato alle attività degli asili nido, che deve avere competenze specifiche, si sono andati sempre restringendo. Come se questo non fosse uno dei primi ed essenziali servizi da garantire alla popolazione.
Questi sono i numeri, che parlano. il resto è pura propaganda. D’altra parte lo abbiamo visto già in passato, è un film che si ripete puntuale ogni tot anni: esistevano già generosi fondi europei per gli asili, che le regioni italiane, specie quelle del Sud, dove gli asili sono più necessari per le note carenze, non hanno mai né saputo né voluto spendere, ostacolate anche dai sindaci.
Se qualcuno vuole fare sul serio e aprire davvero gli asili, oltre che occuparsi dei fondi per costruirli, dovrà avere un colpo d’ala per risolvere i problemi degli amministratori comunali, al netto della loro possibile pigrizia, che talvolta non manca.
Come? La soluzione ci sarebbe e passa per l’universo del volontariato, una delle grandi ricchezze, in termini di capitale umano, dell’Italia. Perché non coinvolgere le associazioni del terzo settore in un vero Piano-asili per l’Italia e per le famiglie italiane? Sembra l’uovo di Colombo, ma non sono sicuro che qualcuno avrà il coraggio, la pazienza, l’energia e la visione politica per afferrarlo.
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