Rischi del multitasking: aumenta lo stress e diminuisce il nostro quoziente di intelligenza

I risultati di alcune ricerche universitarie dimostrano i danni di fare più cose contemporaneamente. Il nostro cervello non è un programma di software

Non rassegniamoci all’idea di prendere a pugni il nostro cervello. Di metterlo in un angolo, sotto pressione come nel ring durante un combattimento, in modo che possa, come un programma di software, eseguire più cose contemporaneamente. Un conto è l’abilità di seguire più cose contemporaneamente, se e quando è necessario, altra cosa è dimenticare che il cervello fa una cosa per volta. Non di più.

EFFETTI DEL MULTITASKING SULLA SALUTE

Troppe cose, contemporaneamente. La civiltà della fretta, l’ossessione del tempo che ci rincorre, ci spingono a uno spreco irrazionale del nostro cervello, sottoposto a un continuo stress compulsivo: quello del volere fare tutto insieme. Con il rischio di sbagliare.

MULTITASKING

Durante le nostre giornate può succedere di ritrovarci a dover fare più cose contemporaneamente, soprattutto al lavoro. Ad esempio rispondere a una mail e allo stesso tempo scriverne un’altra o portare avanti una conversazione al telefono. Si chiama multitasking. Passare da un compito all’altro in maniera abbastanza rapida ci fa sentire quasi come degli abili giocolieri. In realtà è solo un’illusione. Anche se ci sentiamo molto efficienti dal momento che stiamo portando a termine più cose contemporaneamente, in realtà non lo siamo affatto. Il multitasking è un vero e proprio virus che minaccia la nostra salute. Impariamo a difenderci cominciando a fare una cosa per volta.

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MULTITASKING FA MALE AL CERVELLO

Torniamo a questa vecchia e sana abitudine e impariamo a recuperare la concentrazione, mirata su un obiettivo, privilegiando la qualità delle nostre azioni. Allontaniamo, insomma, la dannosa frenetica attività contemporanea attraverso l’uso simultaneo degli strumenti tecnologici. Scrivere una mail, guardare la tv, parlare al cellulare, usare il tablet: troppa roba tutta insieme. Il cervello ha bisogno di tempo per passare da un bisogno primario, parlare con una persona e restare concentrato in questa conversazione, a uno secondario, per esempio rispondere a una e-mail. Se proviamo a fare entrambe le cose, contemporaneamente, il rischio è di ridurre fino al 40 per cento l’efficienza della nostra prestazione cognitiva. Il bisogno primario resta in prima posizione, ma è incalzato, e dunque, indebolito, dal bisogno secondario alle porte. Risultato: rischiamo di fare male entrambe le cose.

SINGLETASKING

Perché conviene passare dal multitasking al singletasking? Innanzitutto per motivi di salute, per difendere il nostro cervello e perfino l’equilibrio psicofisico. Secondo una ricerca dell’università del Sussex, il multitasking produce ansia e depressione, alterando le stesse funzioni del cervello e costringendolo a un’attività che non è nella sua natura. «È un rischio enorme, che corriamo tutti. E dal quale possiamo difenderci soltanto tornando a uno stile di vita più pacato, meno prigioniero delle opportunità che arrivano dalla tecnologia» commenta Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione europea sui disturbi e gli attacchi di panico.

COME RECUPERARE LA CONCENTRAZIONE

In secondo luogo, fare una cosa per volta significa salvare la concentrazione e dunque la qualità di un gesto con i relativi risultati. La vita non può ridursi a una somma di cose da fare, contemporaneamente, per rispettare il calendario delle scadenze. C’è bisogno di tempi e di priorità.

STRESS DA MULTITASKING

Terzo: il multitasking produce stress, e rischia di farci essere poco presenti nelle cose che facciamo. Al contrario, il singletasking significa dedicarsi alla cosa giusta nel momento giusto. Con piena presenza. Infine, mentre secondo alcuni studiosi il multitasking è una sorta di piccolo delirio di onnipotenza dell’uomo che in questo modo sente di avvicinarsi all’immortalità, il singletasking è un comportamento naturale, più coerente con la fisionomia dell’uomo. Uno stile di vita che ci avvicina alla realtà.

RISCHI DEL MULTITASKING

Ripetendo come degli scassinatori le nostre pulsioni multitasking al cervello, ci sono anche altri danni che rischiamo di produrre. Riduciamo il nostro Quoziente d’intelligenza (studio dell’università di Londra): sì, avete capito bene, diventiamo più stupidi. Come se prendessimo abitualmente marijuana. In particolare tra gli adulti maschi il QI si abbassa di circa 15 punti, avvicinandosi a quello di un bambino di 8 anni. Poi ci sono danni alla regione del cervello dell’empatia e del controllo emotivo e cognitivo (ancora università del Sussex). Infine potreste avere difficoltà a organizzare i pensieri, a non essere distratti, a ricordare le cose già fatte sullo stesso argomento. Pensateci, dunque, prima di lasciarvi rapire dalle seduzioni tecnologiche del multitasking.

PERCHÈ SIAMO COSÌ OSTINATI A FARE DUE COSE INSIEME?

La ragionevolezza e il buonsenso dovrebbero indurci a rispettare la programmazione del computer-cervello. Fare una cosa per volta, cercare di farla al meglio. Ma allora, perché ci ostiniamo a fare due, o più cose, insieme e con tutti i pericoli che ne derivano, anche sul piano dei risultati? Qui gioca il dominio della tecnologia, che per vincere il suo perenne braccio di ferro con l’uomo ha bisogno di essere veloce, super veloce. E di costringere l’uomo a inseguirla, provando a fare più cose contemporaneamente e cadendo nella sua trappola del multitasking.

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