Natale, in teoria, è un momento di raccoglimento, eppure stanca, e non poco, con il suo calendario lungo come un tunnel dell’autostrada. Natale dovrebbe rappresentare una pausa spirituale, e non solo per chi ha il dono della fede. Ma, ecco l’agguato dello scontro dietro l’angolo, tutto si complica quando bisogna organizzare pranzi e cene di più famiglie (la propria e quella di origine) e sciropparsi a tavola, seduta al proprio fianco, la suocera che abbiamo sempre detestato, le vacanze di marca esotica, il Capodanno indimenticabile, i regali senza dimenticare nessuno. A quel punto si paga pegno: il tempo dell’amore, sesso compreso, si riduce a vantaggio del cibo, della frivolezza, di affanni inutili. Si gonfia il dubbio luciferino (Faccio sempre tutto io…), che durante l’anno riusciamo a mandare in letargo, scatta il riflesso condizionato del sentirsi trascurati (Non ti occupi di me…), viene a scadenza, come una cambiale, la velenosa convinzione di avere, nella vita di coppia, mille ragioni e zero torti. Che fare? Provate ad abbassare toni e aspettative del Natale, e riscoprite vecchi antidoti per una buona vita insieme: la gentilezza, il piacere di corteggiare, lo scambio di parole elementari come “grazie”, “scusa”, “prego”.
Sopravvivere al Natale. Sembra facile, immergersi nel magico incantesimo delle Feste consacrate alla famiglia, al mito della serenità nel tempo dell’inquietudine, all’energia vitale della coppia che intanto scoppia. E invece proprio a Natale, sotto l’albero, arriva puntuale una miscela esplosiva di tensioni, che se non viene disinnescata in tempo, rischia di farci attraversare le sottile linea di demarcazione tra l’amore e l’odio, la striscia di sabbia scolpita nel libro Le Braci di Sàndor Màrai. In America lo chiamano il Divorce day, il giorno del divorzio, il primo lunedì lavorativo dell’anno, quando gli studi degli avvocati matrimonialisti sono sommersi da telefonate che iniziano con questa confessione: «Dopo le vacanze abbiamo deciso di separarci…». E anche in Italia, dove ormai separazioni e matrimoni si equivalgono, i giorni più caldi per avviare le pratiche conseguenti alla rottura sono quelli del dopo Feste di Natale.
Infine, ricordate che a Natale ci sono i fantasmi. Compaiono e scompaiono come le lucette a intermittenza dell’albero. La relazione parallela, anche l’altro o l’altra hanno le loro aspettative, il tiro incrociato di scocciatori e intrusi di professione, i colleghi di lavoro, i parenti lontani mai visti durante l’anno, gli ex amici che bussano di nuovo alle nostre porte. Una varia umanità, da trattare con delicatezza, come in un presepe, quando ciascun pastore viene piazzato al suo posto. E alla fine, più o meno, il quadretto regge. Anche qui: fate affidamento sul buonsenso, non affastellate, come gli ingredienti di un panettone, rapporti che per loro natura vanno tenuti distinti e distanti. Non sopravvalutate la vostra capacità di riuscire sempre a tenere tutto legato: i giorni di Natale sono i più rischiosi per chi si è iscritto alla prova di una vita spericolata.Infine, attenzione alla frase fatale: A gennaio mi procuro un avvocato. Può essere il punto di non ritorno, la deriva fatale di una coppia che ha esaurito la sua spinta propulsiva. Ricordate che il Natale è un rito, religiosissimo e laicissimo, con tutte le sue sfumature, tra le quali non deve mai mancare una buona dose di sana leggerezza. E siate pazienti e tolleranti, in fondo le Buone Feste passano in fretta.
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