Tenere pulito il pianeta a partire dal carcere, perché l’attenzione per le tematiche ambientali non ha sbarre. Da questa consapevlezza è nato Keep the planet clean, progetto di raccolta differenziata e non-spreco all’interno del Carcere di Bollate, istituto penitenziario da sempre all’avanguardia per quanto riguarda il reinserimento dei detenuti e le attività al proprio interno.
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KEEP THE PLANET CLEAN
Per questo, quando, nel 2015, Fernando Gomez e Matteo Gorelli, detenuti con una particolare sensibilità ecologica, hanno presentato un report di valutazione sullo spreco di cibo nella struttura, la direzione del carcere ha immediatamente dato seguito alla volontà dei due ragazzi di avviare la raccolta differenziata in ogni ambiente.
Il report è nato rilevando, cella per cella, la quantità pro capite di rifiuti, pesandoli con una bilancina da cucina, in modo rudimentale. Ben 4000 chili di pane al mese vengono gettati nella pattumiera da tutti i detenuti del carcere di Bollate. Ma, dopo l’accettazione della proposta e un periodo di sperimentazione, la raccolta differenziata è stata estesa a tutto il penitenziario nel novembre 2017.
Da quel progetto è nata, all’interno della stessa struttura, un’associazione omonima, che guarda lontano, che parte da quello che viene percepito come lo strato più basso della società, le carceri e le strutture detentive, ma che vuole offrire una possibilità concreta di riscatto e attivismo, che possa essere, perché no, anche esportata in altre realtà penitenziarie.
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KEEP THE PLANET CLEAN CARCERE BOLLATE
Lo raccontano gli stessi responsabili del gruppo di lavoro, Gorelli e Gomes, in un’intervista al quotidiano online InTerris.it, raccontando innanzitutto della scelta dello slogan dell’associazione, “recuperare i talenti partendo dai rifiuti”. «Siamo partiti insieme da un progetto, da un’idea e ora abbiamo una squadra di quasi 30 persone. Siamo riusciti anche ad avere una sede. Dicono che è di fronte alla meraviglia e all’inaspettato di certe cose che uno impara nella vita. Partiamo da un presupposto che nulla deve essere disperso nell’ambiente, tutto può essere recuperato – ha raccontato Matteo Gorelli, responsabile insieme a Fernando Gomez dell’Associazione – Se partiamo da ciò è perché c’è una storia di reati alle nostre spalle il che porta a volerci riscattare. Facendo un parallelismo tra noi e le persone che in qualche modo vengono considerate quasi dei rifiuti sociali noi vogliamo riscattarci in questi termini. Anche noi possiamo essere delle risorse per gli altri – continua – soprattutto perché stiamo facendo un lavoro importantissimo, il che porta ad incontrare gli altri in una maniera diversa e forse anche a coinvolgerci reciprocamente per vedere che siamo inseriti in un ambiente che deve essere salvaguardato».
Matteo Gorelli, oggi, gestisce l’associazione insieme al suo collega Gomez, tessendo pazientemente una rete di collaborazioni e partnership con altre onlus, associazioni ed enti che fanno delle battaglie ambientaliste la propria dimensione: ha imparato tantissimo dalla sua esperienza in carcere e si è persino laureato alla Bicocca con una tesi di laurea proprio sulla coltivazione dei talenti, sul loro recupero. Nel marzo 2019, poi, è uscito il primo numero del bimestrale Riciclami, giornalino dal carcere che tratta di temi green e della sostenibilità, completamente autoprodotto.
(Immagini in evidenza e acorredo del testo tratte dal quotidiano Interris.it //Photocredits: Interris.it)
L’Associazione Keep The Planet Clean è in concorso per l’edizione 2020 del Premio Non Sprecare 2020. Per candidare i vostri progetti, seguite le istruzioni fornite qui.
PREMIO NON SPRECARE EDIZIONE 2020:
- Supermercati autism-friendly: il primo in Italia è a Monza. Senza luci che disturbano e rumori forti
- Ci vediamo al caffè, la piazza virtuale che unisce i malati di Alzheimer. Per sfidare la solitudine
- Pasto Sospeso: a Roma una bella iniziativa dona pasti a chi non può prepararli