Good Country: il paese virtuale senza frontiere

Il progetto, ideato da Simon Anholt e Madeline Hung, vuole dar vita a un’entità virtuale composta da persone che “pensano a sé stessi in primo luogo come membri della razza umana, e poi come cittadini della propria nazione”. L'obiettivo è collaborare a un progresso del benessere non solo economico, ma anche sociale e ambientale.

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GOOD COUNTRY PAESE VIRTUALE SENZA FRONTIERE

Un Paese senza confini che ambisce a cambiare il mondo. Un’idea semplice ma dalla grande propulsione rivoluzionaria. Si tratta di “Good Country”, un progetto che cerca di superare il concetto di ‘identità nazionale’ in favore di un supremo ‘interesse internazionale’. Fondato da Simon Anholt e Madeline Hung, “Good Country” ambisce ad unire i cittadini del mondo, solitamente divisi dai confini, in nome di valori condivisi. Il tutto all’interno di un vero e proprio Stato che, però, non crescerà in un luogo fisico ma in Rete. In questo modo, i promotori sperano di avviare un progetto in grado di trasformarsi in un fenomeno globale che, grazie ai suoi ‘cittadini’, sia in grado di far sentire la propria voce tra gli organismi internazionali nel nome di un progresso del benessere non solo economico, ma anche sociale e ambientale.

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UNO STATO ONLINE SENZA CONFINI

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“Good Country”, come spiegano Simon Anholt e Madeline Hung, aspira a cambiare il modo in cui le nazioni interagiscono, in un contesto in cui i Paesi, con i loro leader, sono in continua competizione tra loro, alzando ogni giorno di più il livello dello scontro. Prima di avviare definitivamente il progetto, i due fondatori hanno commissionato un sondaggio su larga scale e hanno scoperto che circa il 10% della popolazione mondiale potrebbe condividere la visione del mondo su cui si fonda“Good Country”. Un numero enorme che potrebbe riunire 760 milioni di “cittadini del mondo” con la speranza di fornire un contributo in più per risolvere i problemi che attanagliano il Pianeta. I cittadini di“Good Country”, spiegano i promotori, saranno coloro che “pensano a sé stessi in primo luogo come membri della razza umana, e poi come cittadini della propria nazione; persone che vorrebbero che i governi si concentrassero maggiormente sulla collaborazione e un po’ meno sulla competizione; persone che non diffidano del prossimo solo perché proviene da un contesto diverso; persone che vedono un grande futuro per l’umanità se solo l’umanità imparasse a lavorare come tale”.

La foto di copertina è tratta dalla pagina Medium di ideaXme: Move the human story forward!™

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