Edoardo Giordan campione di scherma senza una gamba

Il suo dolore nasce da una diagnosi sbagliata, un caso di malasanità. Poi il buio della depressione e la capacità di riprendersi grazie alla forza di volontà

Edoardo Giordan

EDOARDO GIORDAN CAMPIONE DI SCHERMA SENZA UNA GAMBA

Il calvario di Edoardo Giordan, classe 1993, inizia quando ha da poco compiuto 20 anni. Nato in una frazione di Fiumicino, Torrimpietra, il ragazzo che ama lo sport sente il piede e la gamba destra che si addormentano spesso. Poi diventano color bianco marmo, con fitte, crampi e formicolii. La diagnosi è Morbo di Burger, una rara malattia per la quale viene consigliata tanta attività fisica. In realtà, Edoardo ha un’altra malattia rara, la PAES (Sindrome di intrappolamento dell’arteria poplitea), per la quale il movimento è molto dannoso. Al punto che il giovane è costretto, per un classico caso di malasanità, a subire l’amputazione della gamba fino a sopra il ginocchio ed a vivere in carrozzina. Da quel momento inizia un lungo periodo di buio nella vita di Giulio: una lunga depressione con antidepressivi e seduta con l’analista.

 

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Tutto inizia a cambiare grazie a un incontro fortuito, avvenuto nella palestra dell’ospedale dove Edoardo fa la sua riabilitazione neuromotoria. Qui conosce Andrea Pellegrini, campione paralimpico di scherma e di basket, che lo aiuta a provare la sciabola. Poi un secondo incontro decisivo, con Bebe Vio, campionessa mondiale paralimpica di fioretto. Giulio, grazie alla scherma, ma innanzitutto alla sua volontà e alla forza di non sprecare la vita, nonostante l’ingiustizia subita, è diventato un campione sportivo, ha conquistato diverse medaglie, specie nella sciabola individuale ed a squadre, e nel 2018 ha vito la Coppa del mondo di scherma paralimpica a Pisa. È entrato nella polizia, e nell’associazione Art4Sport, che aiuta i bambini e i giovani portatori di protesi di arto, sotto il segno della sostenibilità sociale, che significa inclusione e condivisione. Anche quando la vita è diventata troppo presto più difficile e ti trascina verso la solitudine e l’isolamento.

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