Doula: la donna che accompagna dolcemente alla morte

Accanto a chi è all’ultimo passaggio. E giustamente vuole morire con dignità. Ma vicina anche alle neomamme

In greco doula significa schiava, ma nella vita attuale è una donna che libera. Dal dolore e dalla paura della morte. Dall’angoscia per quella domanda, che continuiamo a farci fino a quando siamo lucidi, su ciò che ci aspetta dopo. La morte non è mai buona, ma quando non è improvvisa può essere meno traumatica e persino meno triste se sappiamo accompagnare le persone nel loro ultimo viaggio. Se non le lasciamo sole, o nel posto sbagliato (il 70 per cento delle persone ormai muoiono lontano dal loro letto, in ospedale o in una casa di riposo), se insomma sappiamo riconoscere il valore e il senso della morte, senza sprecarlo e senza preoccuparci soltanto di come possiamo allungare la vita. Mariam Ardati è una doula. Faceva la maestra di ginnastica e di culturismo a Sidney, fino a quando un incidente automobilistico l’ha messa di fronte al mistero della morte, al suo pericolo immanente. E da allora Mariam si è dedicata, da professionista, a una nuova attività: accompagnare uomini e donne in fin di vita, lungo l’ultimo miglio, in modo dolce, empatico, caloroso. E così è entrata anche lei nell’associazione che riunisce le doula di fine vita in tutto il mondo.

Che cosa fa una doula?

La doula è una professionista che assiste le donne in gravidanza, come vedremo. Ma da alcuni anni la sua attività è evoluta, e adesso è orientata anche verso il supporto a chi è in fin di vita.

Inelda

L’International end of life doula association (Associazione internazionale della doula di fine vita, Inelda) ha la sua sede centrale nel New Jersey, ed è presente in nove paesi del mondo, tra I quali gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e il Messico. Inelda, fondata nel 2015 da Henri Fersko- Weiss, un assistente sociale che aveva lavorato nel settore delle cure palliative, sostiene la diffusione di questa professione, sempre più richiesta, specie dopo la pandemia e i suoi catastrofici effetti, e offre corsi di formazione e certificazioni. Soltanto negli ultimi due anni, 500 doulas sono state formate con i corsi di Inelda.

In Italia

L’attività della doula ha radici molto profonde, e un tempo era circoscritta all’assistenza della donna al momento del parto e dopo la gravidanza. Su queste basi anche in Italia sono nate due associazioni, Doule Italia e Mondo Dula, che raggruppano le donne specializzate in questo servizio. E ne ricorda alcuni vantaggi per le neomamme: per esempio, il ricorso al taglio cesareo, con l’assistenza della doula, si riduce del 50 per cento, e il tempo delle doglie si accorcia del 25 per cento.

Doula della morte

La doula della morte, invece, come nel caso di Mariam deve occuparsi, e queste sono sue parole, “di aiutare le persone ad accogliere la morte con dignità e in modo che sia in linea con i loro valori”. Mariam ha avuto un’infinità di esperienze in questa direzione, e ogni volta c’è qualcosa di nuovo, nel misterioso ultimo passaggio della vita umana. Una donna anziana, dotata di una buona lucidità fino alla fine, le ha chiesto, quando non riusciva più a mangiare, di poter respirare l’odore del suo cibo preferito. Foglie di vite ripiene di riso e carne. In altri casi, uomini e donne molto religiosi, specie mussulmani, hanno chiesto a Mariam di poter ascoltare pagine del Vangelo o del Corano. E sono state accontentate.

Femmina accabadora

Un’antica tradizione della Sardegna vedeva la femmina accabadora scendere in campo quando una persona era ormai condannata a morire, senza alcuna possibilità di guarire. La donna, chiamata anche semplicemente accabadora (letteralmente: “colei che finisce”), veniva chiamata dai familiari della persona ormai in fin di vita e sofferente e non veniva retribuita, in quanto  un eventuale pagamento si sarebbe configurato come un peccato.

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