Fari in affitto: che fare

A chi vanno torri, fari ed edifici costieri? Anche a giovani imprenditori e associazioni ambientaliste. Con la creazione di centinaia di posti di lavoro.

FARI IN AFFITTO

A fronte di tante grandi “privatizzazioni” che hanno impoverito l’Italia e gli italiani, sommando sprechi e operazioni opache (una per tutte: la vendita della Telecom), ci sono poi piccole “privatizzazioni” che invece stanno creando ricchezza e lavoro.

È il caso di faritorri ed edifici costieri, veri e propri gioielli del mare, che lo Stato, attraverso l’Agenzia del Demanio (www.agenziademanio.it) cede per 50 anni in affitto a privati con l’obiettivo di renderli produttivi e aperti ai cittadini. Dunque, non sprecarli, ma semmai valorizzarli in modo utile per tutti, a partire da piccole imprese di giovani che trovano così nuovi spazi di attività nel perimetro del turismo ecosostenibile.

Faro – Favignana

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Finora queste “privatizzazioni” ha messo sul mercato ben 17 tra fari, torri ed edifici costieri, che si sommano alle 24 strutture già assegnate da quando, nel 2015, il piano è partito. Creando finora circa 60 milioni di investimenti e 300 posti di lavoro. E recuperando luoghi magici, altrimenti abbandonati.

Come nel caso di due fari, a pochi chilometri di distanza, nella zona di Palermo: due sprechi che sono finiti con l’assegnazione, a una società di giovani (Top Cucina eventi) che a Capo Zafferano sta sviluppando un’attività di ristorazione e di soggiorno ed una cooperativa (Servizi Italia) che invece nello Stand Florio, sempre nell’area di Palermo, organizza mostre d’arte, eventi, incontri e concerti.

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COME SI AFFITTA UN FARO?

La cessione dei fari di proprietà del Demanio o del ministero della Difesa (in ogni caso dello Stato) si sta rivelando un volano per cambiamenti negli stili di vitanell’economia, e innanzitutto nell’uso di strutture altrimenti destinate a marcire, con danni e spese a carico sempre dello Stato.

Le cose si muovono anche a livello regionale: solo in Sardegna dieci fari (nove regionali e uno di proprietà statale) diventeranno sedi di bar e ristoranti, ma anche osservatori naturalistici affidati ad associazioni ambientali, musei e punti di informazione turistica. Vivranno, insomma. Come nel caso del faro di Bari, una torre bianca che risale al 1869, appena ristrutturata e trasformata in un bellissimo museo dei Fari e delle Radio.

Faro – Isola del Giglio

FARI IN AFFITTO IN ITALIA

A chi sono andati i fari affidati in concessione? A giovani imprenditori, ad associazioni ambientaliste, a privati che hanno deciso di cambiare vita, a investitori stranieri. Il risultato più importante ha riguardato la creazione di nuovi posti di lavoro e il risparmio nel bilancio statale dei soldi per la manutenzione e la ristrutturazione dei fari ormai abbandonati. Circa un milione di euro l’anno.

I fari abbandonati e riutilizzati si trovano in tutte le regioni italiane. Dal Veneto alla Sicilia, dalla Puglia all’Emilia Romagna: e dunque questa operazione si configura come un piccolo esempio di come si possono fare cose utili, da sistema Paese, con gesti e decisioni molto semplici, come appunto privatizzare, con una concessione, un bene che altrimenti andrebbe del tutto sciupato. Non vi sembrano risultati da miracolo antispreco? E se ci siamo riusciti con i fari, non si potrebbe passare alle caserme e alle migliaia di edifici pubblici abbandonati e sprecati?

FARI DA VISITARE

Accanto alla possibilità di affittare un faro, c’è poi il piacere di visitare le nostre sentinelle del mare. In Italia ne abbiamo ben 154, ovunque, e il numero sale a 712 unità se si calcolano, oltre ai fari, anche lanterne e mede. Una buona guida complessiva per visitare i fari italiani è il libro Andare per fari scritto da Luca Bergamin (edizioni Il Mulino).
Faro di San Domino – Isole Tremiti

QUANDO LA VITA CAMBIA E SI TORNA ALLA NATURA:

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