Come si può prendere in gestione un rifugio in montagna

Ci sono tre tipi di proprietà: rifugi del Cai, di enti pubblici e di privati. E per ogni tipo di rifugio c'è una pista da seguire

rifugio montagna

Prendere un rifugio di montagna in gestione può essere una scelta di vita che molte persone equiparano all’apertura di un  bed & breakfast in campagna oppure al trasferimento in un piccolo borgo. Ma non è esattamente la stessa cosa. Si tratta di un’opportunità che va valutata bene, fin dall’inizio, per non sprecarla, e sapendo che, a parte la vita isolata, prendere in gestione un rifugio in montagna, spesso aperto solo stagionalmente, richiede presenza quotidiana per accoglienza, cucina, pulizie, manutenzione e sicurezza. Inoltre, in quota, le condizioni meteorologiche possono cambiare rapidamente: pioggia, neve, vento, temperature rigide. E bisogna essere organizzati ed equipaggiati per affrontare gli imprevisti.

Tipi di rifugi che si possono prendere in gestione 

rifugio di montagna
Foto di Pixabay

Ci sono, sulla carta, diversi tipi di rifugi che si possono prendere in gestione, cercando di non sprecare una bella opportunità. Le categorie principali sono tre, e hanno regole diverse.

  • Rifugio CAI (Club Alpino Italiano): sono quelli che più spesso vengono dati in gestione, tramite bando pubblico. Il consiglio è di consultare il sito ufficiale Unico Rifugi Cai o anche il sito Il Rifugista, molto aggiornato sui bandi in corso.
  • Rifugi di enti pubblici (Regioni, Comuni, Parchi): anch’essi assegnati per bando. In questo caso è importante seguire i siti specifici nel territorio dove si intende prendere in gestione un rifugio.
  • Rifugi privati: possono essere dati in gestione con contratto diretto. Ovviamente, qui, la prima cosa da fare è capire chi è il proprietario del rifugio.

Dove trovare i bandi 

I bandi per prendere in gestione un rifugio di montagna si trovano attraverso diversi canali. Tra questi: 

  • Siti regionali (es. Regione Lombardia, Veneto, Piemonte)
  • Comuni di montagna
  • Parchi Nazionali
  • Sito del CAI, sezioni locali
  • Albi pretori dei comuni interessati

Documenti per partecipare al bando

I bandi solitamente richiedono una documentazione da presentare unitamente alla domanda. Si tratta di:

  • Progetto gestionale (ospitalità, cucina, manutenzione, eventi, sostenibilità)
  • Business plan
  • Curriculum personale/professionale
  • Eventuali certificazioni

Il contratto di gestione dura in genere 3–6 anni, ed è rinnovabile.

Requisiti richiesti

Per essere considerato come potenziale gestore, di solito servono:

  • Esperienza nella ristorazione/hôtellerie
  • Capacità di gestione aziendale (contabilità, fornitori, logistica)
  • Esperienza in ambiente montano e capacità di valutare rischi
  • Spesso è richiesto il corso per Gestore Rifugio (alcune regioni lo rendono obbligatorio)

Come contattare i proprietari privati

Alcuni rifugi privati cercano gestori tramite:

  • Passaparola
  • Siti di annunci professionali
  • Istituti di credito locali (dove compaiono attività da rilevare)

Quanto si può guadagnare

rifugio in montagna
Foto di Marek Piwnicki via Pexels

In termini economici, la gestione di un rifugio di montagna è più simile a una piccola impresa che a un “lavoro da sogno”. I ricavi arrivano dai pernottamenti, dalla ristorazione, dalle bevande, da eventuali pranzi per gruppi ed eventi.

In un rifugio di dimensioni medie, in una zona frequentata, una buona stagione può generare un reddito netto annuo per il gestore nell’ordine di poche decine di migliaia di euro, che spesso vanno divise tra più soci o membri della famiglia.

A incidere possono essere l’accessibilità, l’affitto o canone di concessione, il costo dell’energia, le manutenzioni straordinarie. Anni caratterizzati da un meteo sfavorevole, che magari impone delle chiusure forzate o dei lavori obbligatori, possono azzerare, o comunque far diminuire nettamente, gli utili.

Rifugi di montagna che rischiano di chiudere per mancanza di gestori

rifugio
Foto di Marek Piwnicki via Pexels

Che alcuni rifugi di montagna rischino di chiudere non è più solo un allarme generico, ma un fenomeno documentato anche dagli appelli delle associazioni di categoria. Sempre più strutture faticano a trovare nuovi gestori, nonostante i bandi pubblici o gli annunci.

E’ di pochi giorni fa un articolo, uscito su la Repubblica, nel quale si afferma che decine di rifugi hanno annunciato la ricerca di nuovi gestori. La stessa presidente del CAI ha annunciato che la mancanza di personale e l’assenza di un ricambio generazionale stanno mettendo a rischio la continuità di molte strutture.

Il lavoro è intenso, stagionale, lontano dai servizi e richiede delle competenze sia alberghiere sia alpinistiche. Tutto questo scoraggia i più giovani. Allo stesso tempo, aumentano i costi di gestione, dalle forniture trasportate in quota all’energia, mentre la clientela è molto sensibile ai prezzi. A questo si sommano gli effetti del cambiamento climatico: le estati più aride mettono a rischio le riserve idriche e, in alcuni casi, costringono alla chiusura anticipata.

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Foto copertina di Hans da Pixabay

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