Un’istituzione del mondo della solidarietà, una porta aperta sulla città e per la città, in particolare per i suoi ultimi. La Casa della carità “Angelo Abriani” è il cuore pulsante di una rete di progetti e di iniziative basate sulla cittadinanza attiva, la solidarietà, l’accoglienza e le nuove possibilità. Non si è mai fermata, nemmeno durante la pandemia, e il bilancio del 2019 è pieno di speranza. Perché la Casa della Carità punta non solo ad accogliere e ad aiutare nell’immediato ma ad offrire una casa, un sostegno continuativo e un’altra opportunità.
CASA DELLA CARITÀ MILANO
Nel 2020, nonostante il Covid, la Casa della Carità ha ospitato 422 persone, ha offerto oltre 50mila pasti e ha seguito quasi 4mila persone sul territorio, ricevendone 660 nel suo Centro di ascolto. Tutto grazie al lavoro di un centinaio di volontari e di 110 tra dipendenti e collaboratori. La maggior parte delle iniziative e dei progetti sono state finanziate da donatori, enti e aziende, risultando così gratuite per chi ne usufruisce. Inaugurata il 24 novembre 2004 in una ex scuola del quartiere Crescenzago, messa a disposizione dal Comune di Milano e ristrutturata grazie a un lascito dell’imprenditore Angelo Abriani, ogni giorno si prende cura di centinaia di persone in difficoltà: famiglie senza casa, giovani migranti, mamme con bambini e persone con problemi di salute mentale.
La porta, per chiunque viva una condizione di disagio, è sempre aperta, ma non si creda che l’operato della Casa si fermi alla “semplice” carità di tipo emergenziale, anzi. Gli ospiti della struttura vengono assistiti sul piano sanitario e della tutela dei diritti, aiutati a trovare un lavoro e una casa, e da lì si parte per promuovere percordi di autonomia, dimostrando che le persone che spesso consideriamo ai margini della nostra società, possono diventare motore di sviluppo per la comunità intera. Niente assistenzialismo, dunque, ma progetti perfettamente integrati nel territorio in cui si inseriscono, che spesso sono quartieri considerati difficili.
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FONDAZIONE CASA DELLA CARITÀ ANGELO ABRIANI
Questa esperienza di casa dell’accoglienza è basata su due pilastri cardine: contrastare quella che Papa Francesco definisce cultura dello scarto, che danneggia le persone e l’ambiente, e prendersi cura di chi è escluso, cosa che genera benessere, sicurezza e coesione sociale, per tutti. Durante la pandemia, nel 2020, la Fondazione Casa della Carità, pensata e istituita nel 2002 dal Cardinale Carlo Maria Martini, ha compiuto 18 anni, cercando di rafforzare i servizi per gli ultimi: le docce, i pasti distribuiti, pur dopo un periodo di chiusura temporanea per permettere di riorganizzare le attività in modo sicuro e tutelare gli ospiti e gli operatori.
“La pandemia non è democratica, la stanno patendo i più fragili e deboli”, aveva spiegato il presidente della fondazione, Don Virginio Colmegna, intervistato da Mianews in pieno lockdown. Per questo, non si sono fatti sconfiggere dal virus e hanno deciso di continuare a offrire accoglienza e solidarietà. In primis, riorganizzando gli spazi con appositi luoghi d’isolamento e investendo su un ampliamento del personale, anche sanitario. Così, molti ospiti sono rimasti, per alcuni si sono trovate soluzioni più adatte e altri ancora sono stati accuratamente seguiti quando si sono ammalati, per fortuna non in modo grave. Nei mesi terribili dell’emergenza sanitaria, è stato possibile proseguire, con le dovute accortezze, il centro d’ascolto, il guardaroba e lo sportello di tutela legale, aprendoli su appuntamento, e così anche gli operatori della Casa della Carità hanno continuato a stare accanto alle persone che seguono sul territorio, di persona con i dispositivi di protezione e con tutte le precauzioni del caso e, poi, con metodi nuovi: con telefonate agli anziani del quartiere ogni giorno, la lettura al telefono, con sessioni di arteterapia in videochiamata e anche, e soprattutto, con la consegna di generi alimentari alle famiglie che vivono negli appartamenti della Fondazione in condizione di difficoltà.
CASA DELLA CARITÀ E ANZIANI
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(Immagine in evidenza e a corredo del testo tratta dalla pagina Facebook della Casa della Carità)
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