CAOS AEROPORTO FIUMICINO –
Un caos infinito. L’aeroporto internazionale di Fiumicino è diventato il simbolo di un sistema Paese ormai in tilt, con gravi danni per la reputazione dell’Italia, per il turismo, per i poveri passeggeri (che in questi giorni partono per le vacanze), per tutte le aziende del settore. Ma al quadro del disastro quotidiano che ci viene raccontato manca ancora un tassello: come si è arrivati a questa situazione? Dove sono le responsabilità, visto che non si può parlare solo di fatalità e di incidenti casuali?
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DISAGI AEROPORTO FIUMICINO –
Tutto inizia con una pessima privatizzazione dell’aeroporto. Siamo alla fine degli anni Novanta, bisogna fare cassa, e il governo cede alla moda di privatizzare a buon mercato, ovvero svendere, interi settori strategici: telecomunicazioni, autostrade, aeroporti. Lo scalo di Fiumicino viene così acquistato, a debito (come nel caso della sciagurata cessione di Telecom), e finisce poi nel perimetro degli affari della famiglia Benetton, attraverso la controllata Adr.
Ma dal momento in cui lo Stato esce di scena, l’effetto più significativo è un crollo degli investimenti nell’aeroporto più importante del Paese. Ciò significa meno efficienza, meno qualità dei servizi e meno sicurezza. Dalla privatizzazione gli investimenti precipitano a non più di 60-70 milioni di euro all’anno, un terzo della media degli altri scali europei.
TERMINAL 1: GLI SPRECHI –
L’ultima grande opera che viene realizzata è il Terminal 1: peccato però che si inaugura con la gestione privata, ma i soldi per i lavori li ha messi l’Iri, quando lo Stato controllava la società. Intanto le tariffe sono raddoppiate, passando da 16 a 26,50 euro a passeggero.
ROGHI E DISAGI ALL’AEROPORTO DI FIUMICINO –
Attualmente a Fiumicino atterrano e decollano circa mille voli al giorno, con oltre 40 milioni di passeggeri l’anno: numeri importanti, rispetto ai quali non si è pensato neanche a migliorare la sicurezza essenziale dell’impianto. I roghi (dolosi?) sono stati ben 53 negli ultimi due anni, dall’agosto del 2013, ma non esiste in tutta l’area, considerata a rischio incendi, una stazione dei Vigili del fuoco. Le più vicine sono a Cerveteri (39 chilometri di distanza) oppure a piazzale Ostiense a Roma (40 chilometri di distanza). Vi sembra possibile questa prevenzione così lontana?
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