Aumento biglietti dei treni, la speculazione di Trenitalia e Italo. Indagine dell’Antitrust

Ci provano ogni anno a dare una stangata ai viaggiatori in occasione del Natale. Aumenti tra il 20 e il 144 per cento. Assolutamente ingiustificati

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Ci provano ogni anno, e ogni anno se la cavano. Durante le vacanze di Natale le due società che monopolizzano i trasporti ferroviari, Trenitalia (Ferrovie dello Stato) e NTV (Italo), arrivano fino al raddoppio dei prezzi dei biglietti. Forti del fatto che in questo periodo comunque i viaggiatori non mancano.

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La novità del 2020 è che, a fronte dell’ennesimo aumento da fine anno, è scesa in campo l’Antitrust chiedendo le dovute giustificazioni alle due società per i rincari. Poi vedremo se ci sarà una multa, se qualcuno la pagherà e se innanzitutto cambierà qualcosa in questa sciagurata politica tariffaria, fonte di sprechi  e di ingiustizie. Oppure se tutto finirà, come accade spesso, a «tarallucci e vino».

Intanto però alcune cose vanno dette. Il 2020 è stato un annus horribilis per le società del trasporto ferroviario, con una caduta verticale di viaggi e biglietti. Ma ciò non giustifica il tentativo di cavalcare la sciagura del Covid-19 e di scaricare i guai sui consumatori. Specie quelli che si spostano dalle regioni settentrionali verso il Sud.

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A novembre un viaggio in Alta Velocità da Roma a Reggio Calabria costava tra i 44,90 e i 49,20 euro; a dicembre-gennaio si arriva a 86 e 112 euro. Gli aumenti medi sulle tratte coperte da Ferrovie e da Italo sono tra il 20 e il 144 per cento. Cifre assurde. E ingiustificate.

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