Filippo, campanaro a soli 11 anni. Così un bambino salva una tradizione (foto)

A Luzzara, piccolo comune di Reggio Emilia, una storia secolare si tramanda grazie alla passione di un piccolo musicista. Pronto a suonare le stesse corde del bisnonno

CAMPANARI IN ITALIA LA STORIA DI FILIPPO

ANTICO MESTIERE DEL CAMPANARO

Un bambino, uno spirito puro che porta avanti una tradizione antichissima a Luzzara, nella bassa reggiana. E’ la storia di Flippo, 11 anni, il ragazzino dalla passione insolita: suonare le campane del paese. Una passione tramandatagli dal bisnonno Nello, anche se purtroppo Filippo non lo ha potuto conoscere.

Come racconta Lorenzo Davol, papà di Filippo, a Il Resto del Carlino: «Nello è stato campanaro del paese dal 1947 sino al 1980, quando è arrivata l’elettrificazione, raccontava sempre che le campane annunciavano la messe e tante altre cose, si svegliavano le persone con il suono dell’Ave Maria, si comunicava il tempo con il numero di botti, tre se arrivava la pioggia, quattro per la neve, ogni suonata era riconoscibile e significava qualcosa, un decesso, una nascita, un pericolo, un nuovo vescovo, persino l’elezione del Papa».

 

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CAMPANARI IN ITALIA: LA STORIA DI FILIPPO

Il piccolo Filippo ha iniziato a coltivare la tradizione di famiglia sin da piccolissimo grazie anche al concertino di cinque campanelle in scala da poter suonare in casa, un dono del campanaro Gabriele Fornaciari di San Giovanni della Fossa. Non andava neppure a scuola e già imparava le diverse melodie.

E, al momento, aspetta con ansia che, di tanto in tanto, il parroco di Luzzara, Don Piergiorgio Torreggiani, gli dia il permesso di dar via al concerto. Proprio come durante le vacanze pasquali, quando Filippo ha avuto l’opportunità di salire sulla torre campanara del paese, indossare le cuffie per riparare le orecchie e suonare le diverse corde legate ai batacchi, le stesse che aveva messo proprio il bisnonno anni prima.

Una passione che lo vede coinvolto anche nell’Unione dei Campanari Reggiani. «Quando si trovano lì, vado a vedere, sono molto bravi, portavano avanti la tradizione del suono manuale», racconta Filippo a Il Resto del Carlino.

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