Anna, cieca dal 1992, fa la guida “al buio”: racconta una Venezia fatta di profumi e rumori

Percorsi multisensoriali pieni di immaginazione in cui la vista passa in secondo piano: con Anna Ammirati la città lagunare si tocca e si annusa. Al punto che il Comune è partito dalla sua esperienza per creare percorsi appositi per i visitatori e le visitatrici non vedenti

la guida non vedente di venezia

Una Venezia mai vista, perché immaginata: così Anna, Ammirati, ipovedente dalla nascita, guida turisti e camminatori urbani alla scoperta della città lagunare, unica al mondo. Ciò che deve aver visto, racconta nelle varie interviste, se l’è fatto raccontare, e ciò che non riesce a descrivere perfettamente, spiega con l’aiuto degli altri sensi. Olfatto, e tatto, principalmente.

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LA GUIDA NON VEDENTE DI VENEZIA

Anna, ormai quasi settantenne, ex impiegata di banca, è una veneziana DOC: il groviglio di strade e viuzze, dove per i turisti è facile perdersi, per lei non ha segreti. Armata, per modo di dire, del suo bastone bianco, è in grado di riconoscere ogni minimo particolare della città, ogni rumore, ogni odore, ogni sensazione tattile. Tant’è, che spesso la si vede toccare muri, pavimentazioni, intonaci dei palazzi. Per lei, ipovedente sin da bambina, completamente cieca dal 1992, la sua condizione non è mai stato un vero problema. Anzi, ha saputo trovarne un risvolto ottimista e quasi poetico: in un’intervista al Corriere della Sera che racconta la sua storia, rivela: «Senti… A volte penso che chi vede si distragga e non possa apprezzare fino in fondo la potenza della natura». Già, perché della “sua” Venezia Anna conosce ogni palmo, anche quando gli intonaci si staccano per l’umidità, segno premonitore dell’acqua che sta salendo.

Nei suoi percorsi, si orienta con una memoria di ferro, costruita negli anni sin da quando, da piccina, uno zio, passeggiando con lei, bussava affinché i proprietari dei cortili o dei bei palazzi le aprissero i cancelli per farle toccare le cose importanti. Ma anche, e soprattutto, con l’olfatto: «Quando ero più piccola sentivo l’odore della gommalacca – spiega nella stessa intervista – e così sapevo che ero nella calle del lucidatore, la pece mi diceva che mi stavo avvicinando agli squeri, quelli che facevano barche. L’odore del cuoio al campo dal caegher, il ciabattino. Tutti lavori scomparsi». Adesso, le vengono in aiuto i mattoni della città che conosce palmo a palmo, le pietre dei selciati, le voci e i rumori. Tant’è, che per esempio, odia i trolley, fastidiosi e rumorosi, che coprono i rumori e i suoni della città.

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ANNA AMMIRATI GUIDA A VENEZIA

Anche la tecnologia ha un suo compito fondamentale: il Comune di Venezia, a partire dalla Biennale del 2017, ha creato un apposito programma di fruibilità della città anche per i turisti non vedenti o ipovedenti. Una app per cellulare, ad esempio, permette di pubblicare istantaneamente registrazioni audio geolocalizzate mentre si passeggia, postando e ricevendo descrizioni audio, storie, o ostacoli con la loro localizzazione tramite post vocali sul proprio smartphone.

Il progetto “La Venezia che non si vede” ha portato a una vera e propria mappatura di luoghi diversi, suggestivi, di percorsi costruiti con sensi diversi in una collaborazione stretta tra le guide al buio e i visitatori che non utilizzano il senso della vista. Parlandone a Mezzopieno News,  Anna Ammirati racconta: «Quando mi vengono a trovare amici non vedenti- dice -corro a comprare un sacchetto di guanti di plastica usa e getta. Li invito a indossarli e a toccare la città, i muri, i ponti e dico loro: “Venezia è unica, tutto qui è stato costruito a mano, niente macchine”. Perlustriamo la città anche lasciandoci accompagnare dai venti e dalle imposte che sbattono».

(Immagine in evidenza tratta dal quotidiano La Nuova Venezia // Photocredits: La Nuova Venezia)

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