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Al mercato di Marsiglia

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Si muovono verso sera con le loro borse vuote, sono liberi professionisti, impiegati, studenti universitari, pensionati. Si danno appuntamento nei cortili delle scuole o di maisons de quartier, e aspettano l’arrivo di un furgone carico di verdure coltivate in modo biologico.
In mezz’ora allestiscono e smontano i banchi dai quali si approvvigionano della verdura e della frutta che servirà a loro e alle loro famiglie per una settimana. Hanno deciso insieme all’agricoltore cosa lui avrebbe coltivato, ma ogni settimana c’è un po’ di sorpresa. Chiacchierando riempiono le loro borse, scambiano alcune impressioni con l’agricoltore, alcuni secondo turni stabiliti aiutano nella distribuzione, poi smontano i banchi, caricano sul furgone e si danno appuntamento alla settimana successiva.
Questo rituale a Marsiglia si ripete 42 volte a settimana in 42 zone diverse. In questo modo si approvvigionano circa 1600 famiglie della città provenzale. Sono le Amap, sistema di distribuzione del cibo basato su un contratto annuale o semestrale tra un produttore e un gruppo di consom’acteurs, dicono i francesi, co-produttori diciamo noi, che in Francia oggi coinvolge circa il 2 % della popolazione totale. Sono persone che hanno deciso di sperimentare un nuovo modo di fare la spesa, provando a mettersi nei panni di un agricoltore e decidendo con lui, prima della semina, cosa, come e quanto produrre, fissando insieme il prezzo dei panieri settimanali di verdure e soprattutto anticipando all’agricoltore la somma equivalente. In questo modo il produttore può concentrarsi nella coltivazione, con la certezza che il suo prodotto è già venduto e sapendo che quello che gli viene richiesto è di coltivare al meglio, per far si che la fiducia in lui riposta sia ripagata.

L’Amap, acronimo di Association pour le Maintien de l’Agriculture Paysanne ricorda la Community Supported Agriculture statunitense. Si tratta di un patto basato sulla fiducia reciproca tra un gruppo di persone e un agricoltore. Queste persone di anno in anno concordano con un agricoltore quali verdure e frutta coltiverà, decidono insieme quante varietà di prodotti dovranno essere forniti alle famiglie di settimana in settimana e sempre insieme decidono una modalità di distribuzione. Non tutte le settimane sono uguali: si seguirà la stagionalità e quindi i clienti dovranno ingegnarsi a conservare e trasformare le abbondanti forniture dei mesi caldi e imparare a sfruttare al meglio i prodotti meno abbondanti delle stagioni più fredde. Sono consapevoli che qualcosa può andare storto, che in agricoltura ci sono mille variabili che possono influenzare il raccolto, soprattutto quando non si usano pesticidi e concimi chimici, ma hanno imparato a dialogare, conoscere e fidarsi dell’agricoltore e sono disposti a condividere con lui il rischio di impresa.
Questi rischi sono condivisi poiché ci sono dei vantaggi evidenti per il consumatore che aderisce a un’Amap, i più immediati sono il contatto diretto, la conoscenza con chi produce il cibo che consumerà, il risparmio sui costi di commercializzazione, opportunità importanti che già esistono in altri ambiti distributivi. Ma il reale valore aggiunto di un’Amap sta in un cambio di approccio: l’esigenza di procurarsi un cibo sano e di qualità ha pari valore che la necessità di garantire al produttore sicurezza economica, serenità e quindi voglia e stimoli per continuare a produrre. Garantendo al produttore di piccole dimensioni in anticipo una giusta remunerazione, gli si offre un’alternativa al dover gestire direttamente la commercializzazione o peggio a vedere il proprio profitto eroso dal meccanismo della catena dell’intermediazione e della grande distribuzione organizzata, di cui il produttore è sempre l’anello debole. L’agricoltore cos’ può concentrarsi esclusivamente sul lato produttivo senza dover investire tempo ed energie per dedicarsi alla commercializzazione, significa semplicemente poter svolgere il proprio lavoro in condizioni migliori e con serenità.
Ce lo direttamente i protagonisti che abbiamo incontrato durante le distribuzioni e sui loro campi.

Thierry Vallarino è passato gradualmente dal fornire i prodotti alla Grande Distribuzione, all’agricoltura biologica e al sistema Amap, grazie al quale riesce a vendere tutti i prodotti dei suoi 2 ettari di terreno e grazie al quale ha ritrovato entusiasmo e la voglia di investire nel suo lavoro. Nell’ultimo anno ha acquistato un ulteriore ettaro che spera di poter mettere quanto prima a disposizione di un altro gruppo. Thierry Gozzerino trentenne di origini cuneesi (i suoi nonni erano di Dronero) mentre ci racconta delle sue origini, simula con le mani la pendenza dei castagneti che circondavano la casa dei suoi avi. Qui a pochi km da Marsiglia, nella pianura chiamata la Crau, con l’aiuto della sua giovane sposa e di un paio di collaboratori, Thierry riesce a coltivare circa 5 ettari di terreno e sta recuperando il sesto dal sassoso e ormai asciutto alveo del fiume Durance, dove si trova parte della sua azienda. Tutta la sua produzione estiva e invernale è venduta tramite le Amap. Il giovane contadino afferma che non doversi più preoccupare di dove e come vendere la sua produzione ha rappresentato un cambiamento molto significativo per il suo lavoro. Thierry, come altri componenti delle Amap, permette ai consumatori non solo di visitare la sua azienda, ma di dargli una mano e imparare qualche “segreto” del suo mestiere.

Robert Roussier è stato tra i primi agricoltori ad aderire 7 anni fa ad una Amap. Ci racconta che mediamente un ettaro di terreno è sufficiente per coltivare quanto necessario a una quarantina di panieri a settimana. Un paniere è la fornitura settimanale che ogni famiglia riceve e possono essere “completi”, per famiglie di quattro persone, o “mezzi” per famiglie di due persone. Mediamente una singola Amap è costituita da 50 famiglie. Robert racconta che un progetto di questo tipo deve crescere gradualmente, per dare modo sia all’agricoltore sia alle famiglie di adattarsi. Lui 7 anni fa ha iniziato destinando solo una parte della sua produzione all’Amap a cui aveva aderito. Distribuiva 35 panieri settimanali, mantenendo una parte di prodotto per i mercati rionali. Gradatamente è arrivato a produrre 200 panieri settimanali che distribuisce ai due gruppi che compongono la sua Amap. Questo sistema gli permette di produrre con tranquillità e offrendo opportunità di lavoro a 4 dipendenti. Per gli agricoltori è fondamentale far sì che i contratti vengano rinnovati di anno in anno creando una fidelizzazione; a questo scopo è importante che comunichino frequentemente con i consumatori per informarli e captare eventuali problematiche o insoddisfazioni. I produttori devono essere in grado di percepire le esigenze del loro gruppo per soddisfarle quanto possibile e in caso contrario spiegarne con pazienza e chiarezza le motivazioni. I gruppi che funzionano meglio, afferma Christophe De La Roche, presidente dell’Amap Saint Giniez, hanno una lista di attesa di consom’acteurs che da un lato permette di sostituire chi abbandona, dall’altro costituisce una riserva che può essere la base di partenza per creare un nuovo gruppo nel momento in cui dovesse essere disponibile un nuovo produttore. Uno delle maggiori cause dell’abbandono, aggiunge Christophe, è legata alla forte mobilità dei francesi che traslocano frequentemente da una città o da una regione a un’altra.
Oggi Robert, in qualità di agricoltore consigliere, mette la sua esperienza a disposizione degli altri agricoltori, soprattutto a quelli nuovi che per la prima volta si avvicinano a un sistema di questo tipo. Insieme ai Paniers Marseillais, ormai la più grande delle due associazioni di Marsiglia, formata da 24 gruppi locali, svolge un’azione di accompagnamento dei nuovi produttori e dei nuovi gruppi.
Monique Diano, presidente dei Paniers Marseillais, spiega che la loro associazione promuove il progetto delle Amap e mette in contatto nuovi gruppi con produttori disponibili. Investe molto sulla formazione di produttori e consumatori, sostiene e comunica l’importanza di un’agricoltura biologica, rispettosa dell’ambiente in grado di salvaguardare e tutelare il territorio.
Dalle parole di Monique, Robert, Thierry, Marithé, Christophe, Fronçoise e tutte le altre persone che abbiamo incontrato emergono sempre gli elementi fondamentali delle Amap: fiducia, trasparenza e partecipazione. Se non si comprendono e non si fanno proprie le reciproche esigenze e problematiche, il progetto è destinato a fallire. In questi 7 anni ci raccontano che di passi falsi ce ne sono stati: per troppa foga da parte di produttori inesperti o per scarsa apertura da parte dei consumatori, che non hanno saputo comprendere lo spirito del progetto, considerando le distribuzioni settimanali alla stregua di un mercato, in cui si acquistano i prodotti a peso e in cui si cerca il prezzo più basso. Sono gli incidenti di percorso, ma i numeri della realtà delle Amap sono molto confortanti e ancora più confortante è sapere che esistono progetti economicamente realizzabili in grado di offrire alternative concrete a chi, a fianco di un agricoltore, vuole provare a diventare co-produttore.

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