Raccolta abiti usati: così l’Ama ha truffato i cittadini romani

La scoperta è stata fatta dall’Antitrust, che ha multato con 100mila euro la municipalizzata della capitale. «Meno sprechi, più solidarietà» recitava lo slogan dell’azienda. E invece i vestiti non finivano ai poveri, ma venivano venduti sul mercato dell’usato.

TRUFFA ABITI USATI ROMA –

Meno sprechi, più solidarietà. Bella bugia e bella truffa: l’Ama, la società municipale che si occupa della raccolta dei rifiuti nel comune di Roma, ha fatto per mesi una campagna ispirata all’idea di non sprecare gli abiti usati, di raccoglierli nei cassonetti gialli della società, da dove poi sarebbero andati ai poveri. Tutto falso. In realtà, come ha accertato l’Antitrust, i vestiti usati venivano venduti con pratiche commerciali scorrette. E resta ancora da capire a chi andavano i soldi.  Intanto Ama è stata multata di 100mila euro, e insieme alla municipalizzata romana hanno ricevuto un’altra sanzione di 100mila euro il consorzio Sol.co, coinvolto anche nell’inchiesta Mafia capitale, e la società Bastiani, con una multa di 10mila euro.

LEGGI ANCHE: Raccolta differenziata abiti usati in crescita, ma servono leggi più chiare

RACCOLTA ABITI USATI ROMA: LA TRUFFA DELL’AMA –

Sui cassonetti dell’Ama è scritto: «I materiali in buono stato saranno recuperati come indumenti, grazie per il vostro aiuto. Aiutateci ad aiutare». Belle parole, per nascondere un imbroglio, visto che alla fine i vestiti poi finivano sul ricco mercato dell’usato. Adesso gli adesivi, dopo la sentenza dell’Antitrust, con le scritte buoniste dell’Ama, sono spariti dai cassonetti, ma resta il grave danno di un’operazione di questo genere per tutta la filiera della solidarietà.

RICICLO ABITI USATI ROMA –

Come faranno i romani a donare qualcosa dopo un precedente del genere? A chi si rivolgeranno per avere la garanzia che il loro gesto di generosità non sia tradito da un imbroglio? Chiederanno aiuto alla Procura della Repubblica? La vicenda è tanto più grave se si considera che l’Ama è un’azienda pubblica, dove i controlli dovrebbero essere più rigorosi. Ed a questo punto, a parte l’Antitrust, sarebbe il caso che il sindaco Ignazio Marino dicesse una parola forte e chiara. Anche per accertare le responsabilità della truffa e per scusarsi con i cittadini romani.

PER APPROFONDIRE: Sartorie solidali, a Foggia dal riciclo nascono abiti su misura per i poveri

Torna in alto