Roma, centinaia di pesci morti nel Tevere. Trovati pesticidi ma la causa principale è naturale

Secondo l'Arpa la presenza di sostanze chimiche non è sufficienti a giustificare la moria del mese scorso. I controlli delle acque, però, continueranno. Al momento la spiegazione più plausibile è un'improvvisa mancanza di ossigeno

fiume tevere roma

Centinaia di pesci che galleggiano sul Tevere nel centro di Roma. Una moria molto diffusa che nella Capitale non si vedeva da anni e che, il mese scorso, ha allarmato tantissimi cittadini. Dopo numerose segnalazioni, infatti, l’Arpa e l’Asl Roma1 hanno eseguito dei prelievi nelle acque del fiume scoprendo la presenza di pesticidi che però non sarebbero la causa di questa mattanza.

TEVERE PESCI MORTI

A seguito dei test sui campioni di acqua e di pesci morti, la spiegazioni più plausibile sarebbe un improvviso calo dell’ossigeno nelle acque del fiume a causa della proliferazione della flora per via delle forti piogge di maggio. Nonostante, secondo Arpa, il livello di sostanze tossiche non sia oltre la norma, il direttore dell’agenzia regionale, Marco Lupo, ha dichiarato: “Continueremo i monitoraggi delle acque – assicura – perché i pesticidi li abbiamo trovati e dunque vanno tenute sotto controllo”. Questi prodotti chimici sarebbero arrivati nelle acque sempre a causa delle piogge che hanno dilavato i fossi e i campi. 

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MORIA PESCI FIUME TEVERE

Dopo una prima ricognizione della Fluviale della polizia municipale, i campioni sono stati raccolti dal servizio zooprofilassi della Asl Roma1. Nel mentre il Reparto Tutela Tevere della Polizia Locale ha cominciato le indagini e sta svolgendo gli accertamenti del caso per verificare che non ci siano stati eventuali sversamenti di sostanze nel fiume. Gli esemplari morti sono comparsi in tutto il tratto cittadino dal Ponte della Musica a Ponte Marconi, passando per Ponte Vittorio. Le carcasse che non sono state mangiate dai gabbiani sono state trasportate alla foce del Tevere a Fiumicino. 

Dalle analisi è emersa la presenza di due sostanze: la Cipermetrina e il Clothianidin. La prima è un insetticida per mosche, zanzare e blatte, che alcuni Comuni utilizzano per la profilassi antizanzara di tombini e strade e nei campi. La seconda sostanza invece è un fitofarmaco proibito dal 2018 perché tossico per le api. In entrambi i casi, però, la concentrazione nelle acque non è sufficiente a giustificare da sola la morte dei pesci. A questo punto però verrà eseguita un’indagine più approfondita sulle carcasse per scoprire se negli animali morti ci fosse una concentrazione di sostanze tossiche letale, accumulata nel tempo.

Foto di copertina tratta dalla pagina Twitter de il Giornale.

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