Nuove nubi si addensano sui tatuaggi e sui possibili sprechi per la salute legati a questa moda così dilagante, specie tra i giovani. Già da tempo sappiamo che alcuni inchiostri utilizzati nei tatuaggi contengono sostanze chimiche potenzialmente dannose. In passato, alcuni pigmenti (specialmente nei colori rossi e gialli) sono stati associati a sostanze cancerogene, come l’amianto o il benzopirene. Da qui sicuramente c’è stato un opportuno giro di vite e uno specifico Regolamento europeo (Reach) stabilisce i limiti delle concentrazioni di circa quattromila composti presenti nei pigmenti, specie a causa del rischio cancro. Negli Stati Uniti, le concentrazioni concesse sono più alte.
Ma una indagine scientifica sui risultati effettivi di questo Regolamento mostra i primi, sorprendenti e preoccupanti risultati. Nove inchiostri su dieci, di colore blu e verdi, venduti per i tatuaggi, non rispettano i limiti previsti dal regolamento e quattro su dieci contengono composti vietati. Lo studio ha visto la collaborazione di diverse università europee e americane, e in particolare il gruppo guidato da John Swierk, della Binghamton University di New York, ha esaminato ben 1.400 persone, di età tra i 20 e i 60 anni, a cui nei dieci anni precedenti era stato diagnosticato un tumore del sistema linfatico (quello raggiunto dall’inchiostro, nel caso dei tatuaggi). Poi le stesse persone sono state confrontate con 4.200 uomini e donne con identiche caratteristiche di età, ma sane. Risultato: è venuto fuori che le persone tatuate hanno il 20 per cento di probabilità in più di sviluppare un qualunque tipo di linfoma.
Un altro studio, ancora più recente, realizzato presso l’università della Danimarca, è arrivato a conclusioni molto simili. In questo caso sono state esaminate 158 coppie di gemelli, in cui almeno uno dei due era affetto da linfoma o cancro della pelle.
Un tatuaggio più grande di un palmo viene collegato al triplo di probabilità di sviluppare un linfoma e il doppio di probabilità di sviluppare un cancro alla pelle, rispetto a chi non ha tatuaggi. E in generale, sempre secondo questo studio, l’incidenza del cancro alla pelle risulta più alta del 60 per cento nel caso di persone tatuate.
Gli scienziati che hanno fatto queste ricerche mostrano, giustamente, molta cautela, e non ritengono gli studi ancora sufficienti per arrivare a una conclusione definitiva sul collegamento tra i tatuaggi e il linfoma o altri tipi di tumori della pelle. Ma certo tutti auspicano che le ricerche possano continuare e allargarsi, per approfondire i rischi dei tatuaggi. Sapendo che in Italia ormai una persona su tre ha fatto almeno un tatuaggio, mentre in America si supera il 40 per cento della popolazione ormai tatuata nella fascia di età compresa tra i 18 e i 50 anni.
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