In Norvegia una catena di supermercati fa affari con il cibo invenduto. Salvandone dalla spazzatura 4500 tonnellate l’anno

Holdbart, catena che vende cibo inveduto e prossimo a scadere a prezzo scontato fino al 90 percento. Un tentativo di ridurre gli sprechi e aumentare la sostenibilità. Il primo punto vendita dei sette ha aperto a Vestby nel 2015

supermercato norvegese che salva il cibo

“Da consumarsi preferibilmente entro, ma non male neanche dopo”: questo è il simpatico slogan della catena di alimentari norvegese Holdbart, che strizza l’occhio alle indicazioni di consumo sull’etichetta per indicare la missione dei sette negozi nei pressi di Oslo: prevenire lo spreco alimentare consentendo ai consumatori di risparmiare sulla spesa alimentare.

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SUPERMERCATO NORVEGESE CHE SALVA IL CIBO

Nei punti vendita della catena si vendono prodotti alimentari di tutti i tipi, scontati dal 20 al 90 per cento perché vicini alla data di scadenza indicata sulla confezione.Il funzionamento è semplice: Holdbart, che letteralmente significa “sostenibile”, prende accordi con grossisti, produttori e importatori che hanno lotti di merce invenduta, per poi riproporla nei negozi con forti sconti. Si può considerare una specie di outlet alimentare, che fa affari con avanzi di magazzino evitando che cibo ancora buono trovi posto negli scaffali e non nella spazzatura.

I fondatori della catena, Trond J. Laeng e Thor Johansen, hanno iniziato il viaggio nel mondo del cibo invenduto nel 2015: l’idea viene a Laeng, ai tempi proprietario di un’azienda di amministrazione e contabilità per negozi, che durante una riunione con un fornitore scopre l’entità dello spreco alimentare dietro le porte della gdo: quando mancano meno di cento giorni alla data di scadenza dei normali prodotti alimentari e meno di 28 alla scadenza dei freschi nessun punto vendita li acquista perché per problemi di logistica non riesce mai a portarli sugli scaffali in tempo utile. La scintilla si accende: perché non creare un supermercato tutto dedicato all’invenduto? Così Trond Laeng pensa di coinvolgere l’amico e collega Thor Johansen, uno dei founder della famosa catena di negozi di gastronomia Deli de Luca.

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HOLDBART NORVEGIA

Entrambi con esperienza decennale nella distribuzione al dettaglio, portano con sé il bagaglio di competenze e contatti per avviare un primo punto vendita a Vestby, villaggio di cinquemila abitanti a sud di Oslo. Le serrande si alzano nel novembre del 2015, ma gli inizi non sono stati dei più brillanti: negozio semivuoto, finché il quotidiano Dagbladet scopre l’iniziativa e scrive un pezzo su di loro, pubblicandolo alle dieci del mattino. A mezzogiorno, giurano Trond e Thor, il supermercato era pieno zeppo, continuando così per tutta la settimana, grazie al passaparola. Gli affari vanno a gonfie vele, sia in termini di bilancio che in termini di cibo salvato: nel 2018 hanno salvato 3400 tonnellate di alimenti, cifra che è salita a 4500 tonnellate nel 2019. Trond Laeng e Thor Johansen sono riusciti in Norvegia, il paese al mondo più impegnato nella lotta contro lo spreco alimentare, a fare un piccolo miracolo. Un format che potrebbe essere replicato dappertutto: il supermercato che recupera il cibo e lo rimette in circuito. A buon prezzo.

supermercato norvegese che salva il cibo

Così i consumatori fanno la fila per acquistare una confezione di tonno da 250 grammi a 9,90 corone, a fronte di un prezzo pieno attorno alle 50 corone. Oppure per portare a casa la birra Carlsberg a 5 corone in meno rispetto al prezzo di mercato. Il tonno viene da un lotto di confezioni con etichette stampate male, e la birra da uno stock ritirato dal commercio dalla stessa azienda produttrice. «Nel magazzino – spiegano al giornalista Øyvind Finstad, inviato per il quotidiano Dagens Næringsliv – ne abbiamo 130mila lattine. E le venderemo tutte, perché qui non buttiamo mai nulla». Il cliente tipo non è solo un consumatore attento al risparmio, magari con minore capacità di spesa, ma anche e soprattutto chi è particolarmente sensibile alle tematiche del food waste. Agli scettici, poi, risponde lo stesso Laeng, amministratore delegato di Holdbart, il quale ribadisce che non ci sono motivi scientifici per cui un prodotto si deteriori dopo la data indicata dalla confezione.Anche perché, prosegue con la spiegazione nella stessa intervista: «Nella peggiore delle ipotesi, cambiano la consistenza e il sapore. Invece, è del tutto vietato vendere alimenti dopo la data indicata se sulla confezione c’è scritto “da consumarsi entro il”. E comunque, solo il 10 per cento dei prodotti che vendiamo ha effettivamente superato la data di scadenza».

(Immagine di copertina tratta da Dagbladet.no // Photocredits: Dagbladet.no)

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