Continuamente spostata in avanti (anche dal governo presieduto da Giorgia Meloni), sotto le pressioni della lobby dei produttori, nazionali e multinazionali, di bibite zuccherate, che temono di ridurre i loro guadagni.
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Cos’è la sugar tax
Eppure la sugar tax (letteralmente: tassa sullo zucchero) è in vigore in diversi paesi del mondo, complessivamente sono ben 108, dalla Francia alla Gran Bretagna, fino a quasi tutte le nazioni dell’Europa del Nord, con eccellenti risultati per la salute pubblica e senza particolari danni per le aziende che hanno saputo riformulare i loro prodotti, riducendo la quantità di zuccheri.
In Italia la sugar tax è stata introdotta, ma solo sulla carta, già nel 2020, ma poi continuamente rinviata. La legge-fantasma, un grande spreco per la salute di tutti i consumatori-cittadini, prevede che produttori e importatori di bevande analcoliche zuccherate, dovrebbero pagare un’imposta di consumo di 10 euro per ettolitro sulle bibite che contengono edulcoranti e dello 0,25 centesimi di euro per Kg nel caso di prodotti predisposti a essere utilizzati solo dopo essere stati diluiti.
L’impatto sulla salute della sugar tax
Dovunque sia stata applicata la sugar tax ha prodotto benefici importanti per la salute della popolazione, come dimostrano anche studi molto recenti. Nei paesi che hanno la sugar tax, come la Gran Bretagna, tra i bambini si registra una riduzione assoluta di 3 grammi al giorno nel consumo di zucchero libero da sole bevande analcoliche. E per gli adulti la riduzione è ancora più significativa. si arriva a 5,2 grammi al giorno, pari a una diminuzione del 40 per cento.
Sugar tax chiesta dall’Organizzazione mondiale della Sanità
Una tassa sulle bibite gassate attorno al 20 per cento del costo di ciascun prodotto, è stata chiesta in modo esplicito in un Rapporto firmato, alcuni anni fa, dall’Organizzazione Mondiale della Salute, come fondamentale contromisura per contrastare lo spreco per la diffusione dell’obesità e del sovrappeso, uno spreco doppio che comprende la salute di milioni di persone e i costi per i servizi sanitari per queste patologie.
Contenuto di zucchero nelle bevande in Gran Bretagna dopo la sugar tax e in Italia
Enzo Di Rosa, fondatore dell’associazione dei consumatori “Chi è il padrone?” ha fatto un’analisi molto dettagliata della quantità di zucchero contenuto nelle stesse bevande, con le stesse marche, in Gran Bretagna e in Italia.
Come si vede dalla tabella, il confronto è davvero impietoso: in alcuni casi, per alcune aranciate (Fanta e San Pellegrino) o per la Sprite la differenza è abissale: la stessa bevanda in Italia ha una quantità di zucchero quasi doppia rispetto all’analogo prodotto venduto in Gran Bretagna. Tutto grazie a una semplice legge che nel Regno Unito risale addirittura al 2018.
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