Quando un tessuto può dirsi ecologico

Non solo tessuti sintetici, anche quelli naturali possono essere poco sostenibili, a partire dal cotone. Etichette e certificazioni green aiutano a fare chiarezza

tessuti ecologici

Facile a dirsi, più difficile a dimostrarlo. Ormai nel settore della moda tutti parlano di tessuti ecologici, ecosostenibili, innovativi e non inquinanti. Ma come si riconosce davvero un tessuto ecologico? Quali sono le sue caratteristiche rispetto a un tessuto normale? Quali sono i migliori? E quali sono invece i tessuti che più inquinano?

TESSUTO ECOLOGICO

Cosa significa davvero tessuto ecologico? Basta acquistare abiti in fibre naturali? No, bisogna considerare molti più aspetti, che coinvolgono sia il processo produttivo che le condizioni di lavoro degli operai. Difatti anche le fibre naturali come il cotone possono arrivare da coltivazioni intensive dove viene fatto largo uso, per esempio, di pesticidi ad alta tossicità. Dovremmo assicurarci quindi che provengano da coltivazioni biologiche.

Un’importante certificazione che possiamo trovare sulle etichette dei prodotti acquistati, che ne assicura la provenienza sostenibile, è la FSC, suddivisa in 3 principali categorie, 100% materia prima derivante da foreste certificate, misto/mix di materie prime derivanti da foreste certificate, infine FSC riciclato. Pertanto trovare l’etichetta FSC su prodotti dell’industria tessile è garanzia di un prodotto di origine sostenibile.

COME SI RICONOSCE UN TESSUTO ECOLOGICO

Ecco alcuni consigli per riconoscere un tessuto ecologico:

  • leggere attentamente l’etichetta anche nel caso di tessuti naturali come il cotone per verificare che siano effettivamente sostenibili;
  • prestare attenzione all’aspetto ecologico ma anche etico, la manodopera non va sfruttata. La certificazione Gots (Global Organic Textile Standard) garantisce entrambe le cose;
  • prestare attenzione in generale alle certificazioni: l’etichetta Oeko-Tex, per esempio, garantisce l’assenza di sostanze tossiche per la pelle. FSC, come abbiamo detto, è garanzia di un prodotto sostenibile dall’inizio alla fine.

QUALI SONO I TESSUTI PIÙ SOSTENIBILI?

I tessuti in fibre naturali non sono necessariamente sostenibili perché, come abbiamo detto, dipende dal tipo di coltivazioni da cui provengono. In generale il lino è considerato un tessuto sostenibile perché la sua coltivazione non richiede molta acqua, riducendo gli sprechi, e può essere praticata su terreni poveri. Inoltre dagli scarti si possono ricavare altri prodotti.

Diverso il discorso per lana e cotone: la prima viene spesso sottoposta a trattamenti chimici, a meno che non riporti la certificazione Responsible Wool Standard, mentre il cotone può arrivare da coltivazioni tutt’altro che sostenibili, sempre che non sia certificato come biologico.

Troviamo poi canapa, caucciù, juta, bambù, cashmere, ma anche tutti questi tessuti, pur essendo considerati in generale più sostenibili, devono rispettare determinati parametri per poter essere definiti davvero green. E in tal senso le certificazioni aiutano:

  • Ocs, Organic content standard
  • Grs, Global recycle standard
  • Fsc, Forest stewardship council
  • Gots, Global organic textile standard

QUALI SONO I TESSUTI CHE INQUINANO DI PIÙ?

I capi sintetici inquinano di più? Dipende ma quello che è certo è che, come suggerisce il WWF, quando vengono lavati “rappresentano una delle principali fonti di contaminazione delle acque per quanto riguarda le cosiddette microfibre, ossia quei filamenti plastici piccolissimi che vengono rilasciati e entrano nell’ambiente.” Difatti il 40% delle microfibre non viene trattenuto dagli impianti di trattamento delle acque reflue finendo in mare.

Il consiglio è quindi quello di prediligere tessuti naturali ma prodotti in maniera sostenibile, biologici certificati.

TESSUTI DEL FUTURO

L’innovazione tessile è fondamentale per rendere più sostenibile l’industria della moda. Grazie ad essa infatti si possono produrre tessuti utilizzando meno acqua, meno energia, meno sostanze tossiche, a tutto vantaggio dell’ambiente. Ma quali sono i tessuti del futuro?

Innanzitutto quelli prodotti a partire da materiali riciclati, dalla plastica ai tessuti di scarto, o addirittura dalle reti da pesca, come già fa l’azienda italiana Aquafil, ideatrice del tessuto Econyl. E ancora tessuti ricavati dai sottoprodotti destinati altrimenti a essere bruciati o gettati via. E ancora dalle bucce di arancia, dai funghi, dalla tessitura di fibre ottiche, fibre di vetro, fibre ceramiche e molto altro ancora.

QUANDO LA MODA INCONTRA LA SOSTENIBILITÀ:

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