María Branyas Morera, nata a San Francisco, in California, il 4 marzo 1907, e morta a Olot,in Catalogna, il 19 agosto 2024, a 117 anni e 168 giorni, è stata per diversi anni la Decana d’Europa e la Decana dell’umanità, e anche la persona più anziana mai vissuta in Spagna, nonché l’ottava persona più longeva di sempre nella storia dell’umanità..
Ma per lei, dopo la morte, è iniziata una sorta di seconda vita, grazie agli studi scientifici di un team di medici dell’Istituto di ricerca Josep Carreras Leukemia Research Institute di Barcellona, che hanno esaminato in ogni dettaglio il suo corpo e la sua evoluzione anagrafica, con risultati di grande interesse pubblicati sulla rivista Cell Reports Medicine.
I ricercatori spagnoli si sono concentrati su due aspetti unici e straordinari del percorso esistenziale di Maria Branyas: come ha fatto a smentire la regola naturale in base alla quale più invecchiamo e più ci ammaliamo, e come è riuscita a rappresentare, con la sua sana e solida longevità, un esempio umano di separazione tra l’essere anziani e l’essere malati.Dando così una risposta al sogno di tutti quelli che invecchiano: “Vivere a lungo, ma in buone condizioni fisiche e mentali”.
Raccogliendo campioni di sangue, saliva, urina e feci, per capire quali fattori genetici, ambientali e comportamentali hanno contribuito alla sua longevità, gli studiosi spagnoli sono arrivati ad alcune conclusioni che hanno un enorme valore scientifico a proposito di longevità, anzianità e qualità della vita, tutte questioni di grande attualità e molto connesse tra di loro.
I segreti di Maria ormai non sono più tali, almeno per la scienza, e il traguardo dei 117 anni di vita sana, con una diminuzione delle malattie nonostante l’aumento dell’età, è stato reso possibile da una combinazione di fattori, dei quali i due più importanti riguardano la genetica e gli stili di vita.
In merito ai suoi geni, Maria ha avuto la fortuna, se così possiamo definirla, di vivere con i telomeri (le regioni terminali dei cromosomi che proteggono il DNA) molto corti, tali da limitare la capacità delle cellule di dividersi indefinitamente, e da ridurre così la probabilità che cellule danneggiate proliferino, fino a causare il cancro.
Da un’analisi del suo DNA, si sono scoperte alcune varianti genetiche che hanno offerto a Maria un’ottima protezione alle cellule cardiache e cerebrali, da malattie cardiovascolari e demenza. La donna presentava anche bassi livelli di infiammazione in tutto il corpo, il che potrebbe aver ridotto il rischio di cancro e diabete, e un efficiente metabolismo del colesterolo e dei grassi: tutti fattori decisivi ai fini della longevità, in quanto collegati alle tipiche malattie che portano le persone anziane alla morte.
Utilizzando orologi epigenetici (modificazioni del DNA che indicano come il corpo si comporta rispetto all’età biologica), i ricercatori spagnoli hanno calcolato che Maria avesse un’età biologica di molto inferiore rispetto ai suoi anni anagrafici , all’incirca di almeno 20-30 anni.
Per quanto riguarda la seconda componente essenziale che ha portato Maria a diventare la donna più vecchia del mondo in ottima salute fino alla fine dei suoi giorni (ha anche superato, già centenaria, il Covid-19), gli stili di vita della donna spagnola erano molto semplici, sobri e salutari. E hanno certamente pesato sulla sua salute fino all’ultimo giorno di vita.
Maria seguiva la dieta mediterranea, ricca di cibi freschi, frutta, verdura, olio d’oliva, prevedeva un consumo regolare di yogurt (anche tre al giorno); non fumava e non beveva alcolici; faceva una moderata ma costante attività fisica, specie attraverso lunghe e piacevoli passeggiate; aveva una vita sociale molto attiva, con hobby (dalla cucina al calla musica) e legami familiari estremamente solidi. Almeno sotto questo di vista la sua storia ci insegna che non è così difficile arrivare a 117 anni di vita, in buone condizioni fisiche e mentali.
Foto tratta dal sito www.guinnessworldrecords.com
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