Roma, itinerari insoliti per scoprire e riscoprire le bellezze nascoste della Capitale

Scorci antichi, cortili che ricordano borghi medievali, gioielli del barocco romano, una galleria d’arte a cielo aperto e una centrale elettrica dismessa, trasformata in un museo. Dieci itinerari per visitare Roma a passo lento

posti insoliti da vedere a roma

Nel primo episodio di “Caro Diario” (1993), Nanni Moretti se ne va in giro per Roma con la sua Vespa. È estate, la Capitale è deserta per via delle vacanze estive, e in motorino attraversa la città e le sue strade, riscoprendone i quartieri e i palazzi. Ventisette anni dopo, lo scorso agosto, il regista e attore è tornato di nuovo in sella al suo scooter e, con un salto nel tempo, ha percorso nuovamente le strade di una Roma solitaria e silenziosa a causa della pandemia.

LUOGHI INSOLITI DA VISITARE A ROMA

Non è estate ma le nostre città d’arte sono ancora in pausa, e a tratti deserte. In attesa di tornare a viaggiare, a esplorare e a perderci lontano alla scoperta di nuove culture e tradizioni, perché non ne approfittiamo per riscoprire le nostre città, le piazze vuote e le vie silenziose?

Roma non smette mai di stupire e, al di là della sua monumentale bellezza, esiste una città più nascosta fatta di strade d’altri tempi, botteghe antiche, capolavori di straordinaria magnificenza ma poco conosciuti, e posti dove la street art ha rivoluzionato la vita di interi quartieri.

ROMA SEGRETA: ITINERARI INSOLITI

Ecco allora un itinerario diverso dai soliti, per visitare Roma a passo lento. Dieci posti da scoprire e riscoprire, un percorso “fuori dagli schemi” per chi conosce Roma da sempre e per chi sogna di visitarla, appena sarà possibile farlo.

 

  • Antica Farmacia di Santa Maria della Scala 

Nel cuore di Trastevere, in Piazza della Scala, nel convento dei Padri Carmelitani Scalzi annesso alla Chiesa di Santa Maria della Scala, ha sede la farmacia più antica di Roma: la Spezieria di Santa Maria della Scala. Si trova al secondo piano del convento e risale alla seconda metà del cinquecento. Creata, inizialmente, per uso personale dei frati che, nell’orto del convento, si dedicavano alla coltivazione delle piante officinali da trasformare in medicamenti, fu aperta al pubblico alla fine del 1600 trasformandosi in un punto di riferimento importante. Vi si recavano princìpi, medici, cardinali e anche i pontefici: è nota, infatti, anche come la “Farmacia dei Papi”.

Un luogo affascinante, in cui il tempo si è fermato. I frati Carmelitani hanno continuato a produrre i rimedi e i medicamenti proposti poi nella spezieria fino al 1954: da allora tutto è rimasto intatto, anno dopo anno. All’interno della spezieria, curiosando tra gli scaffali in legno, è possibile scorgere gli attrezzi antichi utilizzati per la realizzazione dei medicamenti, le erbe medicinali, le scatole e le ampolle in cui erano contenuti. Vi è il laboratorio in cui venivano preparate le medicine dell’epoca dotato di uno strumento con cui i medicamenti venivano trasformati in pillole e una piccola stanza dedicata alle visite mediche. Sulle ante degli armadi vi sono dipinti alcuni tra i medici più famosi, a partire da Ippocrate. La spezieria, nel corso del 1700, era diventata anche un luogo di insegnamento aperto a tutti coloro che desideravano apprendere le caratteristiche delle piante, per poi trasformarle in efficaci rimedi per la salute del corpo. È possibile visitare l’antica spezieria di Santa Maria della Scala solo in alcune occasioni. Le visite guidate vengono organizzate da diverse associazioni tra cui Roma sotterranea.

Photo credit: Roma sotterranea – Facebook

 

  • Casa – Museo Hendrik Christian Andersen

Sono tantissimi i musei che è possibile visitare nella Capitale, di cui alcuni tra i più famosi al mondo. Tra questi ce ne sono altri meno frequentati perché al di fuori degli itinerari turistici più conosciuti come la Casa – Museo Hendrik Christian Andersen a due passi da Piazza del Popolo. Si trova in via Pasquale Stanislao Mancini 20, nel quartiere Flaminio, ed è un posto davvero suggestivo, un luogo in cui trovare rifugio dalla frenesia e dai rumori della città. L’ingresso è sempre gratuito.

Nella Casa-Museo si conservano le opere dello scultore e pittore Hendrik Christian Andersen: di origine norvegese, nato a Bergen nel 1872, ha vissuto gran parte della sua vita a Roma. Oltre duecento le sculture di grandi, medie e piccole dimensioni realizzate in gesso e bronzo che è possibile ammirare. E oltre duecento anche i dipinti. Più di trecento, invece, le opere grafiche. Una collezione incentrata intorno al progetto utopico di una “Città mondiale”, un laboratorio di idee nel campo delle arti, delle scienze, della filosofia e della religione. Andersen era convinto che l’arte potesse portare al mondo pace e armonia. Un obiettivo da raggiungere, soprattutto, attraverso l’arte monumentale. Al centro delle opere di Andersen ci sono figure di eroi ed eroine come quelle che è possibile ammirare all’interno di “Villa Hélène”, la casa – museo dedicata alla madre, progettata in stile neo-rinascimentale dallo stesso Andersen, tra il 1922 e il 1925 e poi lasciata in eredità allo Stato italiano, in seguito alla sua morte avvenuta nel 1940, oggi sede del museo.

Alcune tra le sculture più significative sono attualmente ospitate in quello era l’atelier dell’artista, il suo studio. La stanza viene illuminata attraverso il lucernario posto sul soffitto: la luce inonda le opere e infonde serenità.

Photo credit: Museo Hendrik Christian Andersen/Facebook

 

  • Arco degli Acetari

Sono tanti i gioielli nascosti tra le vie di Roma. Passeggiando lungo le vie di sampietrini, basta svoltare l’angolo per rimanere sorpresi e incantati dalla straordinaria grandezza della città. Fate una passeggiata a Campo de’ Fiori e dopo aver ammirato questa storica piazza, al mattino animata dai suoni e dalle voci provenienti dal mercato di frutta e verdura, imboccate Via del Pellegrino. Date uno sguardo in alto per non perdervi l’edicola sacra datata 1700 che incontrerete lungo il vostro cammino e proseguite lungo la via fino a quando non vi imbattete nell’Arco degli Acetari. Attraversatelo e poi percorrete la stradina piccola e stretta che lo caratterizza: come per magia, vi sembrerà di esservi catapultati in un borgo medievale. Si tratta di un cortile chiuso, abitato, per cui si raccomanda di rispettare la privacy e la tranquillità di chi vi risiede, caratterizzato da casette che sembrano d’altri tempi con balconi e finestre decorate con fiori e piante. L’Arco degli Acetari deve il proprio nome ai venditori di acqua acetosa che risiedevano nella zona e vendevano il proprio prodotto nel mercato di Campo de’ Fiori a pochi metri.

 

  • Santa Maria in Vallicella e il quadro motorizzato di Rubens

Dopo aver visitato l’Arco degli Acetari e il cortile medievale che nasconde dietro le sue mura, dirigetevi verso la Chiesa di Santa Maria in Vallicella, tradizionalmente nota come Chiesa Nuova, a pochi metri da Campo de’ Fiori. Prendetevi del tempo per rimanere affascinati dalla volta, dalla cupola e l’abside decorati da Pietro da Cortona. E dagli affreschi dell’altare maggiore dell’abside, realizzati dal pittore fiammingo Pieter Paul Rubens.

Osservate bene l’altare maggiore: la pala d’altare “Angeli in Venerazione della Madonna”, realizzata da Rubens nel 1608 è una meravigliosa “macchina barocca” che custodisce un affresco del 1400, il dipinto “Madonna con Gesù Bambino e due angeli” (Madonna della Vallicella). Quest’opera, nel periodo precedente alla ricostruzione della Chiesa, iniziata nel 1575, veniva conservata all’esterno di una “stufa”, un locale adibito a bagno pubblico. Come tramandato, dopo essere stata colpita con un sasso, l’icona mariana iniziò a sanguinare. L’immagine sacra miracolosa venne così collocata sull’altare maggiore della Chiesa Nuova. Per proteggere l’affresco dal deterioramento, Rubens realizzò la splendida pala d’altare “Angeli in Venerazione della Madonna”. Si tratta di un quadro motorizzato dipinto su una lastra di rame che, grazie ad uno speciale meccanismo, si abbassa e si solleva, mostrando e proteggendo l’icona mariana sottostante. Un capolavoro imperdibile.

E non è ancora tutto: accanto alla chiesa sorge l’Oratorio dei Filippini, in stile barocco, realizzato da Francesco Borromini tra il 1637 e il 1667.

 

  • San Carlo alle Quattro Fontane

Dopo aver ammirato l’oratorio dei Filippini, rimanete in zona perché ci spostiamo verso via del Quirinale per ammirare un altro capolavoro realizzato dallo straordinario architetto. Si deve a Borromini la realizzazione di una chiesa dalla bellezza imponente: San Carlo alle Quattro Fontane. Era il 1634 quando i Padri Trinitari Spagnoli decisero di affidare al giovane Borromini il compito di restaurare la loro piccola chiesa dedicata alla Ss. Trinità e a San Carlo Borromeo. Ed è proprio per le dimensioni ridotte (si dice che sia grande quanto un pilastro della cupola di San Pietro) che, i romani, si riferiscono affettuosamente alla chiesa con l’appellativo di “San Carlino”.

In una prima fase, Borromini si dedicò alla realizzazione del convento e del chiostro, per poi concentrarsi sulla Chiesa, un progetto che portò avanti fino alla sua morte avvenuta nel 1667. La facciata dall’andamento concavo e convesso con al centro la statua di San Carlo Borromeo, venne poi completata, nel 1670, dal nipote Bernardo. Entrate nella Chiesa: rimarrete estasiati di fronte alla geniale cupola ovale caratterizzata da forme geometriche complesse che ampliano la percezione dello spazio.

 

  • Galleria Colonna

Di meraviglia in meraviglia. Nel centro di Roma, a due passi da Via del Corso e Piazza Venezia c’è Palazzo Colonna, uno dei più antichi palazzi privati di Roma. Al suo interno, si estende maestosa la Galleria Colonna, un vero e proprio gioiello del barocco romano. La sua realizzazione iniziò intorno alla metà del 1600. Il progetto originario era dell’architetto Antonio del Grande. Negli ultimi decenni del 1600 era stato integrato da Gian Lorenzo Bernini, dal pittore e architetto austriaco Johan Paul Schor e dall’architetto, scultore e ingegnere Carlo Fontana.

All’interno di Galleria Colonna, sculture e arredi preziosi fanno da cornice ai capolavori di Pinturicchio, Guido Reni, Tintoretto, Bronzino, Guercino, Vanvitelli e tanti altri artisti italiani e stranieri del XV e XVI secolo. Tra i dipinti più famosi, vi è anche il Mangiafagioli di Annibale Carracci. Perdetevi nell’immensa bellezza dell’affresco che decora il soffitto della Sala Grande di Galleria Colonna: un autentico scrigno di meraviglie.

La Sala Grande si caratterizza anche per la palla di cannone posizionata sulla rampa di scale che scende verso la Galleria: si trova ancora, esattamente, nello stesso punto in cui è arrivata dopo essere stata sparata dal Gianicolo nel 1849, durante il periodo della Repubblica Romana.

 

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  • Passeggiata del gelsomino

Impossibile passeggiare per Roma e non rimanere stupiti ad ogni passo fatto. Visitare Roma ma anche viverla, è una continua scoperta. Di sicuro, almeno una volta nella vita, ciascuno di noi ha visitato la Basilica di San Pietro. Forse, però, non sapete che è possibile ammirare la Cupola da una prospettiva del tutto insolita: la Passeggiata del Gelsomino. Si tratta di un ex binario della Ferrovia Vaticana che, in passato, univa l’Italia alla Città del Vaticano, oggi trasformato in un vialetto lungo il quale passeggiare, immersi nel profumo intenso dei gelsomini. La valle su cui affaccia il percorso, un tempo era nota come “valle del gelsomino” e si estendeva dal Vaticano al Gianicolo. Dei due binari che caratterizzavano la ferrovia vaticana realizzata nel 1929, e considerata la ferrovia internazionale più breve del mondo, oggi ne rimane solo uno.

Per raggiungere la Passeggiata del gelsomino è sufficiente recarsi alla stazione San Pietro, entrare come se si dovesse prendere il treno, costeggiare il binario 1 e girare subito sulla destra. Il viale porta fino alla Rampa Aurelia, la scalinata che costeggia le Mura Vaticane.

  • Museo condominiale di Tor Marancia

Non c’è un angolo della città in cui non sia possibile rimanere stupiti. Ed è quello che accade a Tor Marancia dove il progetto culturale Big City Life, ideato da 999Contemporary, istituzione culturale no profit, ha rivoluzionato il quartiere, riqualificandolo e trasformandolo in una galleria d’arte a cielo aperto. Ben ventidue artisti provenienti da ogni parte del mondo, hanno decorato con i propri murales, le facciate delle palazzine trasformando Tor Marancia in un vero e proprio museo condominiale. Un progetto di arte pubblica partecipata a cui hanno preso parte gli abitanti del quartiere: gli artisti sono stati “adottati” dai residenti (hanno portato loro, quotidianamente, anche il pranzo) e alcuni dei murales ritraggono storie e ricordi.

Il museo condominiale di Tor Marancia ha rappresentato l’Italia alla Biennale di Venezia, 15° Mostra di Architettura, Progettare per il bene comune.

Photo credit: Museo condominiale di Tor Marancia/Facebook

 

  • Quartiere Coppedè

Tra i posti più affascinanti di Roma vi è poi il “quartiere Coppedè”, un complesso architettonico all’interno del quartiere Trieste più che un vero e proprio quartiere, alle spalle di via Tagliamento e a pochi passi da piazza Buenos Aires. Un angolo a tratti fiabesco, ricco di mistero, in cui convivono meravigliosamente arte Liberty, Art Dèco, ma anche arte greca, gotica, barocca e architettura medievale. Che si tratti di un posto magico lo si capisce subito oltrepassando l’ingresso caratterizzato da un bellissimo ed enorme lampadario in ferro battuto. Superato l’arco riccamente decorato che congiunge i due Palazzi degli Ambasciatori, si arriva direttamente nel cuore del Quartiere Coppedè: Piazza Mincio, la palazzina del ragno, il villino delle fate e la fontana delle rane in cui, nel 1965, i Beatles, vi fecero il bagno, vestiti, alla fine di un loro concerto al Piper, lo storico locale di via Tagliamento.

Il quartiere prende il nome dall’eclettico architetto che lo progettò e realizzò tra il 1915 e il 1927: Gino Coppedè. Uno scenario quasi irreale che, anno dopo anno, ha fatto da sfondo a numerosi film tra cui quelli del regista Dario Argento. E dopo aver visitato il Quartiere Coppedè, perché non riposarsi nel verde di Villa Ada o Villa Borghese? Basta fare una passeggiata per raggiungere entrambi i parchi, tra i più belli e i più grandi della Capitale.

 

  • Centrale Montemartini

Un posto in perfetto stile “non sprecare”, uno straordinario esempio di recupero e riconversione in un museo di un edificio industriale ormai dismesso da tempo. La centrale Montemartini, oggi il secondo polo espositivo dei Musei Capitolini, è stato il primo impianto pubblico per la produzione di energia elettrica della Capitale. Al suo interno, tra turbine, motori diesel e una gigantesca caldaia a vapore è possibile ammirare tantissime sculture dell’antichità classica rinvenute nel corso degli scavi eseguiti a Roma tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Magnifica la Sala Macchine con i suoi preziosissimi arredi in stile Liberty. Uno scenario suggestivo in cui i capolavori della scultura si integrano perfettamente nello spazio condiviso con le macchine industriali, esaltando la grandezza monumentale e industriale del museo.

Inaugurata nel 1917 per la produzione di energia elettrica per l’illuminazione pubblica e le prime utenze private, in funzione fino alla metà degli anni Sessanta, e intitolata alla memoria dell’Assessore al Tecnologico, Giovanni Montemartini, la Centrale è stata riconvertita in museo nel 1997 con il trasferimento in essa di una selezione di sculture e reperti archeologici dei Musei Capitolini. “Le Macchine e gli Dei”: questo il titolo della mostra temporanea aperta al pubblico nell’ottobre del 1997 e poi trasformata, nel 2001, in una esposizione permanente. Nel 2016, la Sala Caldaie n. 2 della Centrale Montemartini, è stata restaurata per accogliervi le carrozze del Treno di Pio IX.

Photo credit: Centrale Montemartini/Facebook

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