La prepotenza di Alitalia: tariffe rigide, prezzi alti e stangate ai viaggiatori

Il lupo perde il pelo ma non il vizio. In queste settimane si sono intensificate le voci di una vendita di Alitalia (ai francesi? agli arabi? a entrambi?), anche perchè gli azionisti raccolti dal governo di Silvio Berlusconi per “salvare” la compagnia di bandiera adesso sono liberi di cedere le rispettive quote. Ma intanto Alitalia […]

Il lupo perde il pelo ma non il vizio. In queste settimane si sono intensificate le voci di una vendita di Alitalia (ai francesi? agli arabi? a entrambi?), anche perchè gli azionisti raccolti dal governo di Silvio Berlusconi per “salvare” la compagnia di bandiera adesso sono liberi di cedere le rispettive quote. Ma intanto Alitalia continua a colpire i viaggiatori. Sulla tratta Roma-Milano e viceversa la società, per contrastare la concorrenza dei treni ad alta velocità, ha finalmente eliminato la giungla delle tariffe riducendole soltanto a quattro e introducendo anche un prezzo minimo attorno ai 100 euro. Peccato però che questi biglietti a prezzo più basso vengono venduti con clausole molto rigide, a scapito dei consumatori. Se, per esempio, riesci ad arrivare prima in aereoporto e vuoi anticipare il volo, anche in presenza della disponibilità del posto sull’aereo con la stessa classe tariffaria, devi pagare una integrazione di altri 100 euro. In pratica, il prezzo del biglietto raddoppia e l’effetto sconto svanisce. Stessa cosa se, per un qualsiasi motivo, devi spostare la partenza su un volo successivo rispetto a quello prenotato. E’ una prassi poco corretta, che non avviene su tutte le linee del mondo più frequentate, come quella che collegano Francoforte con Berlino e New York con Washinghton: in queste tratte gli aerei viaggiano come delle navette e il passeggero non è prigioniero della tariffa.
Ancora più macroscopica è la vessazione sulla linea Roma-Catania, diventata la più redditizia per la compagnia dopo l’arrivo dell’alta velocità per i collegamenti con Milano. In questo caso, non essendoci concorrenza, Alitalia spadroneggia: impone tariffe altissime, fuori dal mercato, fino a oltre 300 euro a tratta e costringe i viaggiatori a un vero salasso.
In conclusione Alitalia, i cui azionisti sono intervenuti più per rispondere a un ordine di Berlusconi (con quali contropartite?) che con un autentico piano di rilancio industriale, continua con la vecchia logica del “debole con i forti e forte con i deboli”. La società è debole rispetto alle pressioni della politica e dei partiti, ed è forte quando si tratta di stangare i viaggiatori. A questo punto sarà meglio prendere atto della situazione e cedere la compagnia a chi saprà certo gestirla meglio, magari conqualche vantaggio per i consumatori.

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