Funky Tomato, il pomodoro che ferma il caporalato e fa lavorare i migranti (foto e video)

L’Onu ha appena comunicato che 93 migranti su 100 diretti in Europa, a luglio sono sbarcati in Italia. Il motivo è anche legato a storie come questa. Lavoro e integrazione nelle terre di Basilicata e Puglia, dove comandano i caporali.

FUNKY TOMATO –

L’Italia si conferma la porta d’ingresso dell’Europa, e spesso destinazione finale, per i migranti provenienti dall’Africa e in fuga del Medio Oriente. Secondo gli ultimi dati pubblicati il mese scordo dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati: considerando il totale di quelli sbarcati in Europa nel mese di luglio, ben 93 su 100 sono arrivati nella nostra Penisola.

FLUSSI MIGRATORI IN ITALIA –

È necessario, però, che questi numeri vengano spiegati e interpretati. Sicuramente conta il fatto che nella biblica mappa della migrazione si sono chiusi alcuni spazi per gli spostamenti, dal corridoio balcanico alla rotta spagnola. Sicuramente c’è un elemento di tendenza della migrazione, che considera l’Italia, anche per i suoi punti critici nel sistema dei controlli, un eccellente hub dove arrivare per poi, magari, proseguire verso i paesi più solidi del Nord Europa, come la Germania, dove sicuramente le possibilità di lavoro sono superiori.

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IMMIGRAZIONE IN ITALIA –

Ma davvero possiamo pensare che una scelta così unanime, che vede 93 migranti su 100 puntare sull’Italia, sia riconducibile soltanto a questioni logistiche? Non può essere l’unica spiegazione. E anzi, crediamo che i dati dell’Onu confermino quanto abbiamo raccontato e detto spesso su questo sito: in Italia abbiamo un buon livello di accoglienza e di integrazione rispetto ai flussi dei migranti. Ciò grazie al nostro spirito di popolo comunitario, a un ruolo che non può essere assolutamente sottovalutato delle associazioni di volontariato (la maggioranza di marca cattolica), alle necessità demografiche, l’invecchiamento della popolazione, e occupazionali, i famosi lavori che gli italiani non vogliono, o non volevano, fare più. Ma c’è una buona, ottima accoglienza di migranti innanzitutto grazie a una rete, dal basso, formata da sindaci generosi e competenti, amministratori pubblici concreti quanto solidi sul piano culturale, visionari di tutte le specie, i veri motori del cambiamento.

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COS’È FUNKY TOMATO –

Così, di fronte ai dati dell’Onu, ci è venuta in mente la storia del Funky Tomato, ossia un pomodoro, con la relativa catena di derivati, di alta qualità, prodotto però rispettando i diritti dei lavoratori e non sfruttando gli immigrati con l’infamia del caporalato che avvolge come una nube tossica interi pezzi delle campagne meridionali. Siamo tra la Basilicata, la Puglia e la Campania, e Funky Tomato è diventato non solo un marchio, una rete, una piccola comunità, ma anche un simbolo di nuova, autentica economia. Invece di sfruttare gli stranieri, pagandoli 3,5 euro per casse da 100 quintali di pomodori, come avviene attraverso il caporalato, i produttori di Funky Tomato li pagano regolarmente  con contratti bracciantili stagionali da 39 ore settimanali a 47 euro per le sei ore e mezzo previste. Rispettando regole ed etica, oltre che il richiamo di una coscienza, sono stati assunti anche dei dipendenti che arrivano dal Senegal e dal Burkina Faso, da alcuni punti di partenza dell’esodo biblico dei migranti.

(Le immagini sono tratte dalla pagina Facebook dell’azienda Funky Tomato)

COME SOSTENERE FUNKY TOMATO –

Tutta la storia, tutte le facce, tutti i protagonisti dell’operazione Funky Tomato li trovate sul sito www.funkytomato.it  Vi aggiungiamo solo una cosa, un appello: acquistate i prodotti con il marchio Funky Tomato. I consumatori, infatti, attraverso varie forme di acquisto, sono i veri sostenitori finanziari di questo progetto che merita una lunga, lunghissima vita.

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