Economia condivisa: auto, vacanze, case… Stiamo tornando a stare insieme

Car sharing e piattaforme di scambio di beni e servizi sono soltanto alcuni esempi. La nuova civiltà del condividere e dello stare insieme avanza a larghe falcate in Italia

Un cambiamento radicale che sta modificando alla base alcuni stili di vita degli italiani, producendo più benessere e perfino nuovi posti di lavoro: stiamo parlando dell’economia condivisa. Volete un esempio (uno dei tanti, sempre di più)? Quattro milioni di iscritti in 35mila città e 192 paesi del mondo: sono i numeri di Airbnb, sito web fondato a San Francisco nel 2008 per affittare, anche solo per qualche giorno, una casa a giovani viaggiatori, e del quale esiste una versione italiana di grande successo. Il meccanismo è semplice: vi iscrivete, pubblicate la foto dell’appartamento offerto, indicate il prezzo per una notte, attendete che un altro iscritto vi contatti per il suo soggiorno. La sharing economy non è una moda, o la solita tendenza mordi e fuggi, è un vero e proprio stile di vita che si sta affermando prepotentemente al tempo della Grande Crisi.

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Ancora qualche esempio: aumentano i condomini che condividono dalla badante al personale di servizio, e questo significa meno costi per le famiglie e più opportunità di impiego per migliaia di persone. Esplode in alcune città il car sharing: a Milano gli operatori di questo settore sono già tre, le macchine in affitto che circolano sono diventate 13mila e sono stati creati centinaia di posti di lavoro.

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Il web ribolle di economia condivisa: le piattaforme collaborative in Italia sono ormai 260, delle quali 160 si occupano di scambio e condivisione. Puoi scambiare una vacanza, una stanza, un posto letto, una casa, qualsiasi oggetto che non utilizzi più. E anche in questo caso c’è nuovo lavoro, visto che le piattaforme della condivisione generano occupazione e opportunità, e perfino ottimi affari per chi investe.

Dario Di Vico, un giornalista molto attento al cambiamento ed ai nuovi fenomeni della società italiana, racconta sul Corriere della Sera una storia davvero singolare. Quella di Flubes, una piattaforma sul web, finanziata dal ricco imprenditore Renzo Rosso, “nata per formare squadre di calcetto, mettendo insieme persone che non si conoscevano affatto” e adesso cresciuta fino a un’intesa con Adidas.

È la nuova civiltà del condividere e dello stare insieme che avanza a larghe falcate in Italia, quella che abbiamo raccontato nel libro L’egoismo è finito (Einaudi) e che diffondiamo con il nostro sito.

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