Asili nido, tutti li promettono. Ma stanno diminuendo: al Sud solo il 3,5% dei bambini

A Reggio Calabria, 190mila abitanti, esiste un solo asilo nido comunale e una lista d’attesa di 5mila bambini. Renzi aveva promesso mille asili in mille giorni: dove sono? Servono soldi dello Stato e una campagna di crowdfunding in tutti i comuni.

DIMINUZIONE ISCRIZIONI ASILO NIDO –

Nel prendere le distanze dal ministro Beatrice Lorenzin a proposito dell’improvvida campagna intitolata Fertility day, Matteo Renzi ha detto che per aiutare donne, madri, e famiglie, più degli spot servono gli asili. Giusto, giustissimo. Ma forse il premier ha già dimenticato un suo precedente editto sull’argomento.” Faremo mille asili in mille giorni” disse poco dopo il suo arrivo a palazzo Chigi. Già, e dove sono? Al contrario, quello che stiamo registrando è un crollo, una fuga dalle iscrizioni agli asili nido. Da un lato ci sono sempre meno posti disponibili, e dall’altro continuano ad aumentare le tariffe. Il contrario di quello che servirebbe per aiutare le donne.

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I MOTIVI DEL CALO DELLE ISCRIZIONI NEGLI ASILI NIDO –

Nell’ultimo anno le iscrizioni in Italia sono crollate del 4 per cento e un altro meno 6 per cento è previsto per il 2016: non era mai successo dal 1971, quando fu approvata la legge che istituiva gli asili nido. Complessivamente soltanto il 17 per cento delle famiglie (appena il 3,5 per cento nelle regioni meridionali) riesce a mandare un bambino negli asili nido, mentre l’obiettivo dell’Unione europea è del 33 per cento.

CRISI DEMOGRAFICA ITALIA –

Perché questa caduta verticale? I motivi sono diversi. In primo luogo c’è un effetto scoraggiamento, anche perché le liste d’attesa sono interminabili e senza speranze. Mentre a Trento, il 23 per cento dei bambini sotto i 3 anni trova un posto, a Reggio Calabria, con 190mila abitanti, esiste un solo asilo nido comunale, e la lista d’attesa comprende 5mila bambini.

Un altro fattore è legato all’impoverimento delle famiglie e al parallelo aumento dei prezzi. I redditi scendono, i genitori devono stringere la cinghia, ma nei comuni aumentano i prezzi. Oggi l’iscrizione di un bambino all’asilo nido costa, in media, 300 euro al mese, che possono diventare anche 600 come nel caso del comune di Lecco. Troppo, per il periodo economico che stiamo attraversando. Infine, pesano il calo della natalità e la diminuzione dell’occupazione femminile: le donne hanno meno lavoro e più tempo per stare a casa, così risparmiano sulla retta degli asili.

L’INTERVENTO DEL GOVERNO –

Per invertire la tendenza servirebbe una vera scossa. Invece in Italia gli asili continuano a chiudere e molti comuni preferiscono dare in gestione a privati esterni il servizio della scuola dell’infanzia. A un intervento pubblico si dovrebbe poi abbinare, comune per comune, una ricerca di soldi privati, attraverso il meccanismo del crowdfunding, che si presta bene per questo tipo di iniziative. È  importante riuscire a farle presto queste cose, prima che la fuga dagli asili diventi irreversibile.

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