Violenza negli stadi, continuano gli incidenti. Perché non prevedere un Daspo a vita?

Le richieste del presidente del Coni, Giovanni Malagò, di fronte alla nuova ondata di incidenti nel mondo del pallone: pene più dure per i colpevoli, e processi lampo. Intanto si spreca ogni settimana il lavoro di 200mila poliziotti e carabinieri…

COME FERMARE LA VIOLENZA NEGLI STADI –

«Da quando sono presidente del Coni, nel rispetto di questa funzione pubblica, non posso commentare le sentenze. Ma sulla violenza nel mondo del calcio dobbiamo riflettere e fare scelte forti…»: Giovanni Malagò, presidente del Coni, scansa gli aggettivi per giudicare la condanna a 26 anni di Daniele De Santis per l’uccisione di Ciro Esposito nel maggio del 2014, prima della gara tra Fiorentina e Napoli. Ma non si sottrae a fare un punto sul continuo ripetersi di episodi che rischiano di ridurre il circo del pallone a un rito popolare quanto macabro.

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  • Resta il fatto che a due anni di distanza da quel tragico giorno, la violenza attorno al mondo del pallone non si è mai fermata.

Non posso negarlo: questa è la maledizione che caratterizza in Italia uno sport meraviglioso. Però ogni episodio ha la sua storia, e se lei si riferisce a quanto è avvenuto a Roma la scorsa notte di sabato, stiamo parlando di un fatto gravissimo consumato però a chilometri di distanza dallo stadio.

  • Questo fa la differenza?

All’Olimpico quella notte è andato tutto bene, eppure per la finale di Coppa Italia nello stadio vi erano 75mila tifosi di entrambe le squadre, senza alcuna limitazione. Uno spettacolo, calcio a parte, senza né pecche né incidenti.

  • Alcune ore dopo però è stato assaltato un bar, con 71 tifosi denunciati e uno arrestato per tentato omicidio.

Le indagini in corso ancora non ci hanno chiarito se si si è trattato di un episodio di violenza calcistica, o altro. Nel primo caso saremmo in presenza di una nuova dimensione del fenomeno, nel secondo caso sarebbe pura e semplice delinquenza.

  • Le indagini chiariranno. Questo invece è un numero che non ha bisogno di delucidazioni, e arriva dal Viminale: 600 episodi di aggressioni a ufficiali di gara, nel calcio, solo nell’ultima stagione.

Questo è il buio del calcio, un gravissimo nervo scoperto nel Paese che ha molti aspetti, anche culturali e sociali. Negarlo significa non avere il senso della realtà oppure, peggio, nascondere la testa e gli occhi nella sabbia.

  • La risposta di alzare muri e divisioni negli stadi non sembra risolutiva.

Non basta. E capisco che non possiamo chiedere l’impossibile alle forze dell’ordine, ed a chi ha la responsabilità di garantire la sicurezza. Serve altro.

  • Infatti le segnalo che, sempre secondo i dati del Viminale, ogni settimana sono impegnati in Italia 200mila poliziotti e carabinieri per la sicurezza negli stadi.

È una cifra enorme, mi rendo conto. E oltre a dare l’idea di uno sport circondato dalle forze dell’ordine, fa capire quanto sia alto il livello d’allarme.

  • Lei dice: serve altro. Che cosa, in concreto?

Sono per un’applicazione letterale della linea dura che in Inghilterra ha consentito la fine della violenza calcistica: giudizi veloci, pene certe e severissime. Interventi che rendano esemplare il meccanismo della repressione attraverso la macchina della giustizia.

  • In Italia si può fare?

Capisco lo scetticismo di questa domanda. Diciamo che è molto complicato, ma non vedo alternative.

  • La linea dura come si esprime in concreto?

Per esempio con il Daspo a vita. Non più un divieto temporaneo di accedere a una manifestazione sportiva, a una partita di calcio, a un evento al quale il tifoso non vede l’ora di partecipare, ma un’interdizione che diventa una sorta di ergastolo sportivo. E dura tutta la vita.

  • E la velocità dei giudizi?

Per fermare la violenza nel calcio, dobbiamo arrivare a processi per direttissima. Quasi sul posto.

  • Le ricordo qualche dato sui tempi dei processi in Italia?

In parte li conosco, però riuscire a fermare la violenza nel calcio è una scelta da sistema Paese, nell’interesse di tutti i cittadini, e non solo degli sportivi e dei tifosi. E come tale va organizzata, pensata e attuata.

(Nell’immagine di copertina il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Fonte: Facebook)

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