Ceramiche noi: il proprietario vuole trasferire la fabbrica in Armenia, ma i dipendenti la comprano

La storia in Umbria, a Città di Castello. Dove gli operai hanno inventato il piatto antibatterico. Ed esportano il 90 per cento della produzione

ceramiche noi

Da soli, con il loro coraggio e con tanto lavoro, sono riusciti a non sprecare il loro futuro e il patrimonio di una piccola azienda, un vero gioiello del Made in Italy, a cavallo tra industria e artigianato di alta qualità. La storia, che si presta a una fiction televisiva, si svolge a Città di Castello, in Umbria, dove nell’estate del 2019 il titolare dell’azienda Ceramisia comunica ai lavoratori che ha avuto un’offerta per delocalizzare la fabbrica in Armenia. E intende accettare.

CERAMICHE NOI

Ma la partita non è chiusa, anche perché la produzione di Ceramiche noi non è fuori mercato, né sul piano dei costi né sul piano dei ricavi, e così i dipendenti decidono di acquisire in prima persona l’impresa, applicando la legge “Workers buyout” del lontano 1985. Con l’aiuto di Legacoop Umbria formano una cooperativa e si agganciano a una legge che in Italia ha avuto una discreta fortuna: negli ultimi 10 anni sono state 78 le imprese acquisite dagli ex dipendenti, con una percentuale di successo dell’82 per cento.

ceramiche noi
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CITTÁ DI CASTELLO CERAMICHE NOI

Una volta creata la cooperativa, gli ex lavoratori di Ceramisia diventano i proprietari dell’azienda, che diventa Ceramiche Noi: al progetto aderiscono 11 dipendenti su 15, 4 donne e 7 uomini. Mettono sul tavolo, e rischiano, tutto ciò che hanno, proprio come a suo tempo aveva fatto Enzo Muscia comprando la sua fabbrica fallita: la loro Naspi, l’indennità di disoccupazione, e le liquidazioni. Non cercano sussidi e protezioni, ma solo commesse per i loro prodotti di alta qualità.

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IL PIATTO ANTIBATTERICO

Il progetto funziona, e oggi Ceramiche Noi, nonostante l’uragano del Covid-19 e della pandemia, è un’azienda sana, con buone prospettive di mercato, capace di esportare verso gli Stati Uniti circa il 90 per cento della sua produzione. Un’azienda capace anche di geniale innovazioni, come nel caso del piatto antibatterico appena sfornato, capace di respingere il 99 per cento dei batteri.

Spiega Lorenzo Giornelli, responsabile commerciale di Ceramiche Noi: «Poiché l’antibatterico è applicato durante la produzione a caldo, diventa incorporato nel piatto e dura per tutta la sua vita. Si fissa sulla piastra come un colore o come uno smalto, e resiste a qualsiasi lavaggio, senza alterare la bellezza estetica del piatto. E’ un prodotto che proponiamo ai singoli consumatori, alla filiera degli alberghi e della ristorazione, alle navi da crociera». Anche Giornelli ha un tatuaggio sul braccio, che condivide con tutti gli azionisti-dipendenti di Ceramiche Noi. Con questa scritta: «Tutti per uno, un sogno per tutti».

“Ceramiche noi” è candidato al Premio Non Sprecare 2021, nella sezione “Aziende”. Per candidare i vostri progetti, seguite le istruzioni fornite qui.

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