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ASSISTENZA AI MALATI TERMINALI
Ex moglie del direttore d’orchestra Claudio Abbado, Cavazzoni ha dedicato gran parte della sua vita al prossimo. Un’attitudine che deve aver preso dal padre, salito dall’Emilia a Milano con un carretto di masserizie e diventato imprenditore e banchiere nonché fondatore del Piccolo Cottolengo di Don Orione. E che poi negli anni è fiorita, anche grazie ad un’esperienza di vita dalla quale è nata la volontà di assistere i malati terminali.
GIOVANNA CAVAZZONI
La sua grande impresa nasce infatti negli anni dell’adolescenza, quando Giovanna decide di assistere un’amica della madre, Rina Torricelli, negli ultimi mesi di vita mentre lotta contro il cancro. Torricelli è una corista della Scala ed abita vicino l’abitazione dei Cavazzoni. La giovane Giovanna prende la decisione di starle vicino perché proprio quella donna l’aveva incoraggiata a inseguire la sua grande passione per il canto, invitandola a studiare al conservatorio. Così ogni momento libero che ha corre da lei. Mentre l’assiste, però, la sedicenne decide di annotarsi tutti i suoi bisogni per capire al meglio come esserle d’aiuto. Grazie a questo esercizio scopre, ad esempio, che il medico non deve stare in piedi, bensì vicino al malato. Questo è infatti l’unico modo nel quale il paziente riesce ad empatizzare con chi lo cura, arrivando a superare le diffidenze e il pudore per fare la domanda che tutti i malati terminali vorrebbero fare: ‘Dottore quanto tempo mi resta?’. Un insegnamento che la giovane Giovanna si porta dietro tutta la vita e che riemerge a decenni di distanza. Una volta diventata cinquantenne, infatti, decide di dare seguito alla promessa che si era fatta alla morte dell’amica corista, ossia di dare vita ad un’opera in grado di assistere i malati terminali. Sogno che prende forma nel 1982, quando decide di mettere da parte il lavoro nel suo studio di pubbliche relazioni di Milano, per far nascere Vidas.
ASSOCIAZIONE VIDAS
Fin dall’inizio uno dei pilastri della fondazione è l’assistenza completamente gratuita per i pazienti, motivo per il quale è necessario un grande sforzo per raccogliere finanziamenti che, Giovanna Cavazzoni riesce a mettere insieme con incredibile abilità. Così l’associazione dall’assistenza di 20 pazienti nei primi anni arriva a seguirne oltre 200 oggi, in un contesto in cui la grande professionalità viaggia di pari passo con l’umanità. “Giovanna Cavezzoni – ha raccontato in una recente intervista l’attuale presidente Ferruccio De Bortoli – sosteneva che i malati terminali non sono gli scarti e meritano affetti autentici“. Per questa ragione l’associazione si impegna in un’assistenza sociosanitaria che sia in grado di trasformare gli ultimi scampoli di vita che hanno davanti queste persone in tempo di qualità. Così vengono organizzate attività ricreative e culturali, oltre che la pet therapy. E l’hospice, che può ospitare fino a 20 pazienti, è pensato come un albergo nel quale non solo il malato ma anche l’intera famiglia può ritrovare la propria intimità.
VIDAS COME FUNZIONA
Gran parte dei finanziamenti dell’associazione arriva dal 5 per mille, anche se hanno un peso specifico anche le donazioni e i lasciti. I malati che vengono seguiti ne fanno diretta richiesta oppure vengono segnalati dagli stessi ospedali. Al momento Vidas assiste 1800 pazienti ogni anno a Milano, Monza e in 112 comuni dell’hinterland. L’assistenza viene offerta 24 ore su 24, 365 giorni l’anno da équipe sociosanitarie composte da figure professionali specializzate in terapia del dolore e cure palliative e da volontari selezionati e formati. L’obiettivo è garantire il diritto del malato a vivere anche gli ultimi momenti di vita con dignità. Ma non solo, l’associazione infatti si batte per contribuire allo sviluppo di un modello di assistenza sociosanitaria integrata, e per mettere a disposizione, in altre realtà italiane e straniere, il proprio modello di assistenza completa e gratuita. Intanto, nella primavera di quest’anno, aprirà i battenti un altro grande sogno di Giovanna Cavazzoni: hospice pediatrico, dove verrà curato non solo il piccolo ma l’intero nucleo familiare, ferito dalla malattia incurabile del bambino.
Tutte le foto sono tratte dalla pagina Facebook di Vidas
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