Antonio adotta Tarek dopo averlo conosciuto in metro

Due vite che si incrociano, per puro caso. E da allora non si perdono più. La storia raccontata in un bellissimo libro

ANTONIO ADOTTA TAREK DOPO AVERLO CONOSCIUTO IN METRO

Due vite che si incrociano, nell’assoluta casualità, e non si lasciano più, fino a diventare padre e figlio. Sembra una favola, ma è una storia vera, avvenuta in Lombardia e raccontata persino in un bellissimo libro.

ANTONIO ADOTTA TAREK DOPO AVERLO CONOSCIUTO IN METRO

Tarek Molla, 31 anni, nato in Bangladesh, è uno degli immigrati che arriva in Italia spinto dalla disperazione. Siamo nel 2010, e questo giovanissimo ragazzo ha bisogno di soldi per pagare le cure del padre, colpito da un tumore al cervello. Ha un permesso stagionale, e riesce a infilarsi nei campi di Sottomarina, in Veneto, dove si coltiva il radicchio. Non è del tutto in regola, ha bisogno di soldi, e questo basta, a dargli 2,5 euro all’ora. Una miseria. Antonio Pizzoni, 73 anni, di Tornata, in provincia di Cremona, è un pensionato che ha diretto un Centro commerciale. E vive con la moglie colpita da una malattia genetica rara che le ha tolto anche la parola.

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INCONTRO ANTONIO E TAREK

Antonio e Tarek si incontrano per caso, in metropolitana a Milano. All’improvviso Antonio si sente male, Tarek lo assiste, scende con lui alla fermata, e quando si salutano decidono di scambiarsi i numeri di telefono. E’ l’inizio di una seconda vita, per entrambi. Tarek va spesso a trovare Antonio, conosce la moglie e la figlia Malina: tutti gli vogliono bene. E quasi in modo naturale, mentre la moglie scompare, Antonio, d’accordo con la figlia Malina, decide di adottare Tarek, e di farlo diventare il suo secondo figlio. Adesso il ragazzo, che continua ad aiutare la famiglia in Bangladesh, studia per diventare operatore socio-sanitario e lavora per essere indipendente. Insieme, Antonio e Tarek hanno scritto un libro Tarek e gli altri (edizioni Gilgamesh) che andrebbe portato nelle scuole per raccontare quante sorprese possono arrivare da una buona immigrazione. E da uomini che non hanno paura uno dell’altro, al punto da diventare, in modo naturale, padre e figlio.

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