Anche la carta d’identita’ e’ un bluff in Italia

Doveva segnare l’ingresso della pubblica amministrazione italiana nell’era moderna, e invece la carta d’identità elettronica è rimasta una grande incompiuta. Nel lontano 1997, quindici anni fa, il ministro Franco Bassanini decise di introdurre, a carico delle amministrazioni comunali, la carta elettronica che doveva comprendere tutti i servizi. Un contenitore, in un unico documento, dei dati […]

Doveva segnare l’ingresso della pubblica amministrazione italiana nell’era moderna, e invece la carta d’identità elettronica è rimasta una grande incompiuta. Nel lontano 1997, quindici anni fa, il ministro Franco Bassanini decise di introdurre, a carico delle amministrazioni comunali, la carta elettronica che doveva comprendere tutti i servizi. Un contenitore, in un unico documento, dei dati anagrafici, del codice fiscale, del gruppo sanguigno, delle impronte digitali e dell’indirizzo di residenza. Perfino il bancomat e la carta di credito dovevano rientare in questa semplificazione che esiste in quasi tutti i Paesi europei. «Sarà una rivoluzione, e ne distribuiremo 30 milioni di esemplari entro il 2000», annunciò entusiasta il ministro. Tutto sulla carta, appunto. Tanto che oggi di esemplari elettronici multi uso ne esistono in Italia appena 295mila in 130 città. Il resto è un’utile modernizzazione incompiuta e sprecata. Perchè? Problemi burocratici, problemi tecnici, scarsa richiesta, solite resistenze della burocrazia. E adesso il nuovo ministro Filippo Patroni Griffi, dopo un quindicennio di ritardi, torna alla carica e promette: «Manca solo l’ultimo miglio per la carta d’identità elettronica, una tappa irrinunciabile dell’agenda digitale». Passeranno altri 15 anni prima di vederla in circolazione?

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