America docet: scoppia la rivolta contro le confezioni che fanno sprecare una parte dei prodotti

Avete presente la bustina di zucchero al bar per bere il caffè? La metà finisce nella spazzatura. E il dentifricio per lavarsi i denti? Anche quando lo spremi al massimo, ne resta almeno un 15 per cento: sprecato. In America è esplosa la rivolta dei consumatori contro il packaging, cioè le confezioni e gli imballaggi […]

Avete presente la bustina di zucchero al bar per bere il caffè? La metà finisce nella spazzatura. E il dentifricio per lavarsi i denti? Anche quando lo spremi al massimo, ne resta almeno un 15 per cento: sprecato.

In America è esplosa la rivolta dei consumatori contro il packaging, cioè le confezioni e gli imballaggi dei prodotti, orientato allo spreco. I siti delle più importanti associazioni sono pieni di segnalazioni che attaccano frontalmente le aziende, accusate di utilizzare questo tipo di confezioni solo per costringere i consumatori ad acquistare una maggiore quantità dei prodotti. Protestano gli attenti acquirenti e mostrano le fotografie di una confezione di shampoo finita nel cestino dell’immondizia con ancora una buona parte del liquido, oppure la scatola di un detersivo che non si riesce ad esaurire fino in fondo.

Stesso discorso per diverse confezioni alimentari, per non parlare di sieri e creme per il viso che vengono venduti a peso d’oro, anche oltre 100 dollari per piccole confezioni. Secondo un’indagine pubblicata dal Wall Street Journal, circa la metà delle famiglie americane si sta impegnando ad allungare la vita dei prodotti acquistati, segno che in tempi di Grande Crisi anche i piccoli comportamenti servono a ridurre l’impatto della recessione. E le aziende? Di fronte a una campagna d’opinione così forte, molte società hanno deciso di venire incontro ai consumatori, inserendo nuove confezioni, anche mono-dose, senza aumentare in proporzione i prezzi e aiutando gli acquirenti a non sprecare nulla della merce acquistata. L’America, in materia di consumi, fa sempre tendenza: speriamo che anche in Italia le associziazioni dei consumatori e le aziende si decidano a sprecare meno.

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