Una società fantasma per la carta d’identità ha già bruciato 1 milione di euro. E non è finita…

Gli sprechi del denaro pubblico a volta si nascondono nelle pieghe di piccoli pasticci, come dimostra questa storia scovata dal giornalista Sergio Rizzo. Nel 2005 il governo Berlusconi decide di rendere operativo il progetto della carta d’identità elettronica e crea una società ad hoc, Innovazione e Progetti, controllata da Finmeccanica, Poligrafico dello Stato, Poste e […]

Gli sprechi del denaro pubblico a volta si nascondono nelle pieghe di piccoli pasticci, come dimostra questa storia scovata dal giornalista Sergio Rizzo. Nel 2005 il governo Berlusconi decide di rendere operativo il progetto della carta d’identità elettronica e crea una società ad hoc, Innovazione e Progetti, controllata da Finmeccanica, Poligrafico dello Stato, Poste e due azionisti privati.

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Un anno dopo a palazzo Chigi arriva Romano Prodi e mette in liquidazione la creatura di Berlusconi, che intanto ha già speso quasi 200mila euro di compensi a consiglieri, amministratori e sindaci. Ma Finmeccanica non ci sta, apre un contenzioso e il tribunale civile rimette in campo Innovazione e Progetti: altro giro di incarichi e stipendi. Nel 2011, invece, arriva una seconda sentenza: la liquidazione è giusta e quindi avanti con la nomina di un secondo commissario. Avvocati e consulenze, e volano altri 700mila euro. La storia dovrebbe finire qui, ma Finmeccanica decide di andare in appello, e la prima udienza è fissata per il novembre del 2016.

Nel frattempo Innovazione e Sviluppo non può essere liquidata, ma continua a stare in piedi e intanto ha bruciato 1 milione di euro. Ma c’è tempo per arrotondare lo spreco.

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