I pentiti del coupon, tutti quelli che hanno comprato a prezzi stracciati un massaggio shiatsu, un soggiorno in una Spa o un volo in mongolfiera “assolutamente imperdibile”, salvo poi scoprire di non poterne usufruire, sono sempre di più. La percentuale di “redemption” dei coupon, secondo alcune ricerche, si aggira fra il 70 % e il 90 %, il che significa che da uno a tre offerte su dieci non vengono riscattate.
I motivi per cui non si approfitta di un coupon sono i più svariati: mancanza di tempo, soggiorni da trascorrere in coppia, che nel frattempo però è scoppiata, malattie, e via dicendo. Per questo motivo, accanto ai siti come Groupon, Groupalia, e similari (ce ne sono almeno 400, fra cui alcuni italiani, come Poinx o Jumpin) specializzati nelle offerte “imperdibili” da consumare al volo, sta sorgendo un indotto di portali che aiutano a riciclare i buoni non utilizzati.
Siti come DealsGoRound, Lifesta e CoupRecoup offrono un’altra chance a chi finora non aveva altra scelta che incassare la perdita o regalare il buono a qualche amico. Il primo, lanciato a marzo 2010, è stato fondato da Kris Petersen, ex consulente del fondo di Venture Capital Lightbank, che racconta di aver avuto l’idea dopo aver acquistato quattro biglietti super scontati per un giro di Chicago in monopattino elettrico.
Trascorso il periodo promozionale e buttati al vento 160 dollari, Petersen ha compreso di essere solo uno dei tanti “pentiti del coupon” e ha avuto l’idea di sfruttare la situazione in chiave commerciale, prima con una semplice bacheca di annunci in stile Craiglist, poi con un servizio vero e proprio che sfrutta l’integrazione con il servizio di pagamenti PayPal per gestire le transazioni fra compratore e acquirente. I modelli di business variano. DealGoRound trattiene il dieci per cento su ogni rivendita di buoni andata a buon fine.
Lifesta un po’ meno, l’otto per cento, ma addebita una tariffa fissa di 99 centesimi per ogni transazione. Entrambi si impegnano a rifondere eventuali buoni non validi o già scaduti, purché il reclamo venga presentato entro 60 giorni dall’acquisto. CoupRecoup non fa pagare nulla, ma offre anche molto meno: si limita a fungere da punto di incontro fra domanda e offerta: spetta poi a chi compra e chi vende mettersi d’accordo su termini e modalità dello scambio.
Fra i venditori c’è chi fa la cresta, cercando di vendere il coupon a un prezzo superiore a quello dell’offerta originale: i margini rispetto al prezzo di listino sono tali da consentire anche questo tipo di comportamento, ma la maggior parte degli utenti punta soprattutto a riavere indietro i soldi sborsati, accontentandosi anche di qualcosa di meno, pur di sbarazzarsi di un’offerta ormai in scadenza o troppo particolare per trovare facilmente un acquirente.
DealsGoRound e soci camminano su una china scivolosa dal punto di vista legale; in teoria, Groupon e altri servizi di social deals proibiscono il sub appalto dei coupon. Nessuno di loro però finora si è lamentato; forse perché si sono accorti che, avendo la certezza di una secondo chance in caso di acquisto troppo impulsivo, gli internauti sono ancora più propensi a fare shopping sulle loro piattaforme.