L’orrore delle antenne sui tetti. Ognuno le mette dove vuole, e nessuno le smonta

Da Roma a Milano, da Napoli a Bologna: ovunque i centri storici sono imbottiti di antenne. Nonostante gli incentivi, non si riescono a fare quelle centralizzate. E la metà sono abbandonate

L’ORRORE DELLE ANTENNE

STOP ALLE ANTENNE SELVAGGE

La scena di ripete in tutte le grandi città italiane. Roma, Milano, Napoli, Bologna. E anche nei borghi: ogni tetto ha la sua antenna, anzi la sua piccola selva di antenne. Come mai questo scempio? Dove nasce un enorme spreco di bellezza e anche un serio danno per l’ambiente?

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CONTRO L’INVASIONE DELLE ANTENNE

Innanzitutto pesa il fatto che, all’italiana, la selva oscura delle antenne è all’insegna del fai-da-te. Ognuno sale su un tetto, chiama il suo tecnico e, zac, piazza la sua antenna. Fregandosene degli altri. Le assemblee condominiali non funzionano, le risse tra vicini di casa sono all’ordine del giorno, un falso mito di costi: tutto induce a procedere in ordine sparso. Sebbene il costo di un’antenna singola, circa 125 euro, sia superiore. Esiste perfino un contributo a fondo perduto, per esempio a Roma, per favorire antenne centralizzate: nessuno però fa richiesta. Qui, dunque, non c’è una colpa dei politici o degli amministratori: siamo noi che non ci curiamo di un bene comune come l’estetica e la sicurezza di un palazzo.

Un secondo fattore che alimenta lo scempio è il fatto che, mentre la tecnologia avanza, e le antenne diventano più piccole e più efficaci, tutti le cambiano ma nessuno poi pensa a smontare quella vecchia. A Roma più della metà delle antenne sui tetti, che coprono circa il 30 per cento della superficie del centro storico, sono abbandonate. Pezzi di ruggine. Accatastati come se non facessero danni: eppure eliminarli non costa molto. Ma tanto a chi importa?

L’ORRORE DELLE ANTENNE

Infine, tra tante leggi ambientali, esiste un buco che riguarda proprio le antenne. Mentre da un lato si incentivano quelle uniche per ciascun condominio, dall’altro non esistono limiti e provvedimenti che tutelano i palazzi e impediscono l’orrore. La legge Galasso, come altri provvedimenti, tutelano singoli monumenti ritenuti beni culturali. Ma non un’area intera. Forse sarebbe il caso che il ministero dei Beni culturali e le regioni si decidessero a fare un unico regolamento, valido in tutta Italia, che fermi il Far west delle antenne.

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