Sprechi a Londra. Scandalo rimborsi si dimette lo Speaker dei Comuni

LONDRA – E’ la terza carica piu’ importante del Regno Unito, dopo la regina e il primo ministro. Presiede le sedute del parlamento dall’alto di uno scranno che ha l’aspetto, e talvolta le funzioni, di un trono. Il suo caratteristico rimprovero ai deputati eccessivamente scalmanati nei dibattiti, “order, order” (ordine, ordine), e’ da un decennio […]

LONDRA
E’ la terza carica piu’ importante del Regno Unito, dopo la regina e il primo ministro. Presiede le sedute del parlamento dall’alto di uno scranno che ha l’aspetto, e talvolta le funzioni, di un trono. Il suo caratteristico rimprovero ai deputati eccessivamente scalmanati nei dibattiti, “order, order” (ordine, ordine), e’ da un decennio una caratteristica della politica britannica. Ma Michael Martin, Speaker della camera dei Comuni, annuncera’ stamane le dimissioni dal suo incarico, dopo avere rifiutato ostinatamente ieri le richieste dei legislatori di tutti i partiti ad andarsene. Sperava di salvare il posto, introducendo una rapida riforma radicale dei rimborsi spese dei deputati, che le rivelazioni del Daily Telegraph hanno esposto come un sistema corrotto e ingiusto, suscitando un’ondata di indignazione nazionale: di quegli imbrogli Martin non si e’ personalmente macchiato, ma ne e’ giudicato lo stesso responsabile, per non avere fatto pulizia in parlamento e avere di fatto permesso un clima di illegalita’ e immoralita’. In sostanza, e’ il primo capro espiatorio della rabbia popolare, e non e’ detto che sara’ l’ultimo.

Fonti del palazzo di Westminster, riprese dalla Bbc, indicano che lo Speaker annuncera’ le dimissioni oggi pomeriggio, anche se non e’ ancora chiaro quando entreranno in vigore. Secondo le supposizioni che circolano a Londra, tra ieri sera e questa mattina le pressioni del primo ministro Gordon Brown lo avrebbero convinto a cedere: solo il premier, attraverso il Chief Whip, ovvero il capo della maggioranza laburista ai Comuni, avrebbe l’autorita’ di indire o proibire un voto di fiducia su Martin, voto che i parlamentari e l’opinione pubblica hanno richiesto con insistenza dopo il rifiuto dello Speaker di dimettersi volontariamente. Il destino di colui che in pratica riveste il ruolo di presidente del parlamento e’ stato cosi’ deciso non dai suoi avversari, ma da uno dei suoi migliori amici: un compagno di partito, essendo Martin laburista come Brown; uno scozzese, come e’ Brown; un uomo di umili origini, proveniendo entrambi da una famiglia semplice, il padre di Brown era un sacerdote protestante, quello di Martin un operaio.

Il primo ministro ha probabilmente pensato
che, per fermare lo scandalo, doveva far rotolare una testa importante, come quella dello Speaker. E’ uno shock per la Gran Bretagna: sono passati piu’ di 300 anni dall’ultima volta che si dimise uno Speaker dei Comuni. Qualche commentatore parla di una crisi istituzionale che non si arrestera’ qui. I leader dell’opposizione, il conservatore David Cameron e il liberal-democratico Nick Clegg, chiedono elezioni anticipate per ripulire il parlamento da tutti gli imbroglioni e i profittatori, per riguadagnare la fiducia della gente nella politica. Ma Gordon Brown, in crisi di consensi da un anno, alle prese con la recessione economica, non vuole che si voti adesso, sperando di essere in una situazione migliore nella primavera 2010, quando e’ prevista la fine della legislatura. Resta da vedere se il premier riuscira’ ad arginare il furore dell’opinione pubblica e il terremoto istituzionale.

Un ultimo aspetto della dimissioni
di Martin e’ la forza della stampa. Tutto e’ cominciato con la decisione del Daily Telegraph, un quotidiano filoconservatore, di pubblicare le informazioni riservate della camera dei Comuni sui rimborsi spese dei deputati. Giorno dopo giorno, il Telegraph ha continuato a pubblicare indisturbato nuove rivelazioni. Tutti i giornali e le tivu’ del regno gli hanno fatto da cassa di risonanza. E alla fine si puo’ dire che sono stati i media a far cadere lo Speaker, facendo conoscere all’opinione pubblica una verita’ indigesta che era rimasta finora nascosta dietro le guglie dello splendido palazzo di Westminster. Come il Washington Post con lo scandalo Watergate che fece dimettere Nixon, il quarto potere ha vinto un’altra battaglia, si commenta a Londra, confermando i suoi compiti di guardiano della democrazia.

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