Spiagge concesse solo per venti anni

Alessandro Barbera   Diritto di sfruttamento non superiore ai vent’anni da concedere solo attraverso regolare asta pubblica. Ieri fra Palazzo Chigi, Tesoro e Quirinale ci sono stati diversi contatti telefonici. Dopo i rilievi del Colle su alcuni punti del decreto sviluppo, i tecnici del governo hanno discusso delle modifiche da apportare. Sul punto più controverso, […]

Alessandro Barbera

 

Diritto di sfruttamento non superiore ai vent’anni da concedere solo attraverso regolare asta pubblica. Ieri fra Palazzo Chigi, Tesoro e Quirinale ci sono stati diversi contatti telefonici. Dopo i rilievi del Colle su alcuni punti del decreto sviluppo, i tecnici del governo hanno discusso delle modifiche da apportare. Sul punto più controverso, ovvero il nuovo regime di concessione delle spiagge, la soluzione è ormai scritta.

La norma che avrebbe dovuto introdurre il diritto di superficie novantennale verrà cancellata: il regime – dicono i tecnici del Quirinale – è troppo lungo ed è in palese violazione delle regole europee che con la direttiva Bolkenstein sui servizi obbligherebbe a mettere a gara le concessioni al massimo ogni sei anni. Il compromesso individuato prevede la riduzione di quel periodo a meno di un quarto, accompagnato da un asta trasparente: solo in questo modo, è il ragionamento che si fa sul Colle più alto, l’Italia può sperare di non incorrere in nuove procedure di infrazione di fronte ai giudici comunitari.

L’ipotesi dei vent’anni è l’unica soluzione possibile per tenere insieme da un lato le regole europee e il principio di concorrenza, dall’altra la richiesta di certezze da parte dei gestori. Questi ultimi vorrebbero pianificare gli investimenti ed evitare, come invece lamentano oggi, mutui eccessivamente onerosi con le banche. La modifica all’attuale regime, quello delle concessioni a basso costo per subentro, altro non serve che a questo: permettere ai gestori, a fronte di canoni più alti, di contare sullo sfruttamento delle aree per un periodo congruo.

Che novant’anni fosse un periodo troppo lungo ieri lo ammetteva anche il presidente dell’Ance, l’associazione dei costruttori edili, Corrado Sforza Fogliani. «E’ un periodo esagerato. E il pericolo non è quello delle colate di cemento, perché si tratta pur sempre di concessioni regolate, ma semmai di non avere più il controllo del rispetto dei contenuti della concessione». Lo stesso Fogliani suggeriva un periodo non superiore ai 25-30 anni.

 

«La modifica ci sarà», confermano fonti governative. Non subito però: la maggioranza, impegnata nelle ultime ore della campagna elettorale per le amministrative, teme di pagare dazio con la lobby dei gestori, ai quali la norma andava benissimo. Non solo perché questo avrebbe garantito redditi sicuri a figli e nipoti, ma tutto sarebbe avvenuto al riparo dalle procedure di evidenza pubblica. Ecco perché il governo formalizzerà la modifica al testo «solo nei prossimi giorni». Resta da capire se prima della firma al decreto da parte del capo dello Stato o invece durante la conversione parlamentare del decreto. «Il decreto sarà in Gazzetta ufficiale domani», diceva ieri da Caserta Giulio Tremonti. In realtà il testo non può essere in Gazzetta prima di lunedì, a urne chiuse. Solo da oggi infatti, di ritorno da Firenze, il Capo dello Stato potrà apporre la sua firma in calce.
 
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