La Germania, con i suoi quasi 25.000 megawatt installati, pareggia da solo quasi l’intera capacità di produzione di energia solare del resto del mondo, ma ha deciso di imporre una decisa frenata allo sviluppo di un settore che soltanto nel 2011 aveva portato all’installazione di 7.500 megawatt. La ragione è da ricercare nella sostenibilità economica, ma il taglio del 30% dei sussidi (già decurtati negli anni scorsi in maniera molto rilevante) è, a giudizio di ambientalisti e delle 800 aziende nel settore, tale da mettere a rischio l’intero progetto di conversione energetica.
Che l’intero meccanismo si regga su pesanti sovvenzioni è chiaro, ma questo ulteriore taglio porta per la prima volta le sovvenzioni sotto al prezzo di mercato dell’energia. Per gli impianti di piccole dimensione si parla di 19,5 cent per kWh, per quelli fino ai 10 megawatt di 13,5 cent quando il prezzo al dettaglio dell’energia oscilla fra i 21 e i 24 cent per kWh.
David Wedepohl, il portavoce della Solar Industry Association tedesca con oltre 800 associati, non è per nulla ottimista:
Con questi tagli non c’è modo che la transizione del settore dell’energia possa avere successo, oltre a mettere decine di migliaia di posti di lavoro a rischio rendendo difficile per gli investitori che vogliono far parte del progetto pensare di poter avere un ritorno. Potremmo dire di essere vittime del nostro stesso successo. I costi dell’energia solare sono scesi enormemente grazie allo sviluppo tecnologico e alla possibilità di applicare finalmente economie di scala nella produzione di pannelli. Siamo arrivati al punto di prendere una parte del mercato dai fornitori di energia tradizionali, ma d’altra parte come paese abbiamo preso una decisione dopo Fukushima, eliminare gradualmente l’energia nucleare, quindi abbiamo bisogno di tanta potenza. Per quale motivo fermarci ora?
Se nemmeno un paese che è considerato “la locomotiva d’Europa” può far fronte a questi investimenti, preziosi per il futuro e per il presente, quale paese può farlo?