Le energie rinnovabili hanno bisogno di sussidi pubblici per diventare economicamente convenienti rispetto alle fonti tradizionali. Verità pura e semplice, un fatto. Il problema è che così è stato anche per quelle che oggi sono le fonti “tradizionali ed economicamente convenienti“, anche se in molti tendono colpevolmente a dimenticarlo. Negli Stati Uniti qualcuno ci ha pensato e i risultati dell’analisi (molto complessa da effettuare) hanno evidenziato come il nucleare, il petrolio e il gas furono abbondantemente sussidiati nella seconda metà del secolo scorso, molto di più di quanto non stia avvenendo oggi per le rinnovabili.
Il report di Nancy Pfund, Ben Healey e della DBL Investors di San Francisco ha messo ha tracciato i vari sussidi di cui hanno goduto negli Stati Uniti le fonti fossili dal 1918, i biocombustibili dal 1980, il nucleare fra il 1947 e il 1999 e le rinnovabili dal 1994. Questa analisi si ferma al 2009, quando in teoria le decisioni dell’amministrazione Obama dovrebbero aver cambiato le carte in tavola.
Bene, è interessante sapere che analizzando i primi 15 anni di sviluppo dei diversi tipi di fonte energetiche il nucleare ha avuto sussidi pari all’1% del bilancio federale, il petrolio e il gas lo 0.5% mentre le rinnovabili si sono fermate allo 0.1%. In sostanza nel periodo cruciale per la diffusione di una fonte energetica nel mercato il contributo dei fondi pubblici è stato particolarmente significativo per il nucleare e per alcune fonti fossili mentre le rinnovabili sono state costrette a farsi strada da sole. Cosa sarebbe successo negli USA (e al traino nel resto del mondo) se i sussidi fossero stati 10 volte superiori a quelli concessi fino ad ora?