Quando le bilance imbrogliano

 Lo faceva anche Totò. Nei panni del barone Antonio Peletti, l’avaraccio protagonista di "47 morto che parla", si presentava dal macellaio, si faceva preparare tre bistecche e, al momento della pesatura, sollevava truffaldino il piatto della stadera con il suo bastone da passeggio. Solo un po’, quanto bastava per alleggerire di qualche etto la carne, […]

 Lo faceva anche Totò. Nei panni del barone Antonio Peletti, l’avaraccio protagonista di "47 morto che parla", si presentava dal macellaio, si faceva preparare tre bistecche e, al momento della pesatura, sollevava truffaldino il piatto della stadera con il suo bastone da passeggio. Solo un po’, quanto bastava per alleggerire di qualche etto la carne, e pagare meno. Il film è del 1950, e rispetto ad allora le antiche stadere romane sono diventate precise bilance elettroniche, i distributori di benzina si sono computerizzati, i metri si sono digitalizzati ed esistono apparecchi portatili non più grandi di un tostapane che misurano all’istante il tasso di alcol nel sangue di un automobilista e la velocità a cui andava la sua macchina. Eppure oggi, come sessant’anni fa, c’è chi prova a far pendere la superprecisa bilancia dalla propria parte.

Basta poco ai truffatori del grammo, ai ladri del decilitro, ai furbetti del contachilometri. Il guadagno si fa sui grandi numeri, non sul singolo caso. Ed ecco che la pompa di benzina eroga otto litri nonostante sul display ci sia scritto dieci, la collana al negozio "compro oro" misteriosamente si libera dalla forza di gravità e risulta più leggera  –  quindi meno costosa – di otto grammi, il chilo di zucchine acquistato al mercatino rionale è meno voluminoso del solito. Il trucco è "starare", manomettere lo strumento attraverso il software, la regolazione elettronica, il sistema computerizzato. In pratica, usare il bastone di Totò versione Duemila. E la regola è sempre quella. Chi deve comprare, alleggerisce. Chi deve vendere, appesantisce. Starature dolose, talvolta colpose, quasi sempre dolorose per chi passa alla cassa.

Bilance "sbilanciate". La verifica di tutti gli apparecchi di misurazione, come detto, rientra dal 1993 nei compiti delle Camere di Commercio. Ogni strumento deve essere revisionato per legge a cadenze fisse: le bilance, ad esempio, ogni tre anni. Su quelle regolari viene apposto un talloncino verde con la data aggiornata. Ma un commerciante su cinque ignora totalmente la normativa. Le verifiche poi, costose e a carico totale dell’esercente (per revisionare una bilancia da banco si pagano 62 euro), richiedono tempo e lavoro e gli uffici metrici sono in difficoltà. Ancora l’esempio di Roma: l’ufficio metrico ha 6 dipendenti e un panorama di 1400 distributori, 30 mila bilance e 5 stazioni di rifornimento per autobotti da controllare. "Servirebbe il doppio delle persone  –  dice Giovanni Gurgone, responsabile di Metrologia Legale della Camera di Commercio di Roma  –  e multe più salate: 216 euro per un distributore taroccato e 516 euro per una bilancia truccata non sono un deterrente per nessuno".

Nella filiera della distribuzione alimentare, spiccano, in negativo, i mercati rionali. Tra i banchi di frutta, verdura, formaggi e commercianti urlanti si ha la sensazione di vivere una sorta di illusionismo metrico dove il folclore si mescola alla cialtroneria. E allora c’è chi inclina la bilancia con due monetine sotto un lato della base per falsare la pesata e chi ancora usa le stadere, ferraglia ormai fuorilegge ma utile alla mano esperta per appesantire di frodo la merce. C’è chi pesa con l’imballaggio, chi appoggia un dito sul piatto al momento della pesatura, chi usa bilance "made in China" non omologate e chi supera di un etto la richiesta del cliente e poi chiede innocente: "Che faccio, lascio?". Un film di Totò in presa diretta.

E’ folclore, ma fino a un certo punto. "A Milano, in uno dei mercati più popolari, abbiamo scoperto che una bilancia su due era fuorilegge  –  racconta Mario Emanuelli, responsabile del Nucleo per la tutela dei consumatori della polizia municipale  –  si taroccano inclinandole. Se la bolla sulla colonna della bilancia non è centrata, il peso risulterà falsato in difetto del 10 per cento rispetto a quello reale". Due conti. Un chilo di zucchine può costare, a seconda delle stagioni, 4 euro. Il venditore disonesto, può "rubare" un etto ogni chilo, quindi 40 centesimi. Moltiplicato per centinaia di pesature al giorno, diventa un gruzzolo. Tra i vicoli stretti del mercato napoletano del Vomero, il tenente Vittorio De Martino della Polizia annonaria ha sequestrato personalmente più di 600 bilance ad ago e un centinaio di stadere. "I controlli non sono più capillari come una volta  –  dice  –  e i trasgressori aumentano".

E nei supermercati, cosa succede? "Una delle violazioni più comuni  –  dice Emanuelli  –  è quella di non sottrarre la tara, cioè il peso dell’involucro. Così si fanno pagare ai clienti anche dieci grammi di prodotto in più". Quante sono le bilance taroccate? La Camera di Commercio di Roma dice il 3 per cento, il Codacons si "sbilancia" e stima un 15 per cento di apparecchi non a norma in tutto il settore alimentare.
 

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