Il nemico pubblico numero 1 del girovita medio americano sono loro. Gli «spuds». Ovvero (in slang) le patate. Ne è convinto il governo federale che le ha messe sulla lista nera degli alimenti. E vorrebbe eliminarle dalle mense scolastiche in favore di vegetali più sani. Riporta il Wall Street Journal che il Dipartimento dell’Agricoltura intende bandirle dalla colazione e limitarle a pranzo. Razionando hash browns (frittelle), mashed potatoes (purè al burro) e soprattutto le french fries (patatine fritte). Maine e Idaho, i maggiori produttori, sono in allarme. La senatrice Susan Collins si è presentata in aula con una patata in una mano e un cespo di lattuga nell’altra sostenendo che la prima ha il doppio di vitamina C: «Dunque cos’ha il dipartimento contro questo spud?», ha chiesto ufficialmente. Il processo alle patate è aperto.
I nutrizionisti italiani partecipano al dibattimento. Filippo Ongaro, vicepresidente dell’Associazione italiana medici antiaging (antietà), ex medico degli astronauti, invoca i principi della nutrigenomica, che studia gli effetti dei cibi sui processi cellulari e accusa: «La patata è un alimento inutile. Aveva senso in tempi di povertà, perché sazia e costa poco. Non apporta tante calorie, vero, ma ha un alto indice di glicemia che costringe il pancreas a produrre insulina». Ongaro, autore di «Mangia che ti passa» per Piemme, sostiene che il tubero in questione «è tutto carboidrati, pochissima vitamina C, poche fibre e sali minerali». La colloca al vertice della piramide alimentare. «Non sono necessarie, al massimo vanno consumate una o due volte alla settimana, mai con la pasta e il pane. A parità di calorie, molto meglio le verdure».
Nel collegio dei difensori siede invece il professor Giorgio Calabrese, docente di Nutrizione umana alla Cattolica di Piacenza: «Le patate non sono così colpevoli, contengono una buona dose di potassio, che fa bene ai muscoli e al cuore, e l’amido, zucchero complesso che dà gradevolezza, sazietà ed energia senza appesantire. Il problema degli americani è che le mangiano solo fritte. Mi arrabbio con quelle mamme che le considerano una verdura. Non lo sono. Però al forno, alla griglia, lesse, sono un ottimo alimento per i bambini. Gli mettano accanto carote, pomodori, del lattughino e vedranno come i loro figli impareranno a mangiare sano». E si intenerisce citando «la patata di Ispica, vicino Ragusa. Dura tre mesi. Una bontà». Premette che in campo alimentare è bene non prendere consigli dagli americani «che non ne azzeccano una», Lorenzo Donini, professore di Scienza dell’alimentazione alla Sapienza. «La patata non è un alimento particolarmente ricco di vitamine e aminoacidi nobili, però fa parte della nostra tradizione e non è nemmeno tanto ingrassante: dalle 60 alle 85 calorie per 100 grammi». E qui si consolano i produttori italiani: il raccolto annuale, secondo la Cia (confederazione agricoltori), è di 2 milioni di tonnellate. Il tubero non deve diventare, spiega Donini, «un capro espiatorio di una società obesogena, il cui vero problema è la sedentarietà e la dieta ricca di alimenti di origine animale. Un paio di volte alla settimana si può portare in tavola».
Ricorda il celebre chef Filippo La Mantia che «in Sicilia si dice: chi mangia pane e patate non muore mai. La patata è la principessa della tavola, fa bene, si presta a centinaia di ricette, io la amo». Lui ci fa pure il panino: «Con insalatina, capperetto, acciughina e olio crudo, una delizia. Un mondo senza patate non si può pensare, sarebbe tristissimo».