Per Obama la “rete” è intelligente. Per noi?

ROMA – “La potenza e’ nulla senza il controllo”, recitava una fortunata pubblicita’ di qualche anno fa. Rinnovabili ed efficienza sono nulla senza la rete intelligente, si potrebbe parafrasare applicando lo slogan alla rivoluzione energetica che ci attende. “E’ talmente importante che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama in alcuni documenti ha posto la […]

ROMA – “La potenza e’ nulla senza il controllo”, recitava una fortunata pubblicita’ di qualche anno fa. Rinnovabili ed efficienza sono nulla senza la rete intelligente, si potrebbe parafrasare applicando lo slogan alla rivoluzione energetica che ci attende. “E’ talmente importante che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama in alcuni documenti ha posto la creazione di una smart grid in cima agli interventi da fare”, spiega Giovan Battista Zorzoli, ex consigliere di amministrazione di Enel ed Enea, esperto di problemi energetici ed ambientali. “Troppo spesso – aggiunge – questo problema viene preso poco in considerazione, ma si tratta di un tema cruciale”.

Professor Zorzoli, cosa si intende per “rete intelligente”, la “smart grid” annunciata da Obama?
“Attualmente le reti sono passive e si limitano a distribuire l’energia prodotta dalle grandi centrali tradizionali. Con la diffusione degli impianti solari, eolici e della stessa cogenerazione, chi riceve energia la produce anche, ma al momento la rete non e’ attrezzata per ricevere questi contributi”.

Per cambiare cosa occorre fare?
“Bisogna dotare la rete di sensori in grado di gestire non solo l’uscita di energia, ma anche i flussi in entrata. Flussi non costanti ma variabili, perche’ determinati da fattori esterni, prevalentemente meteorologici. La quantita’ di energia eolica immessa in rete varia a seconda della quantita’ di vento, quella fotovoltaica in base al sole e la produzione delle centrali di cogenerazione e’ legata alla temperature esterne e quindi alle esigenze di riscaldare o raffrescare gli edifici. Questo fa variare sia la tensione che la frequenza, con il rischio di mandare la rete in tilt”.

Oggi non funziona gia’ cosi’?
“No, infatti il black out che circa un anno e mezzo fa ha colpito Germania, Svizzera e una parte dell’Italia settentrionale e’ scattato proprio per l’incapacita’ delle rete a gestire un’impennata nella produzione eolica tedesca dovuta a condizioni di vento particolarmente intenso”.

Quanto e’ complicato dotare la rete di questa “intelligenza”?
“I tempi sono rapidi, la tecnologia gia’ esiste anche se e’ costosa. L’unico ostacolo e’ la volonta’ politica”.

In Italia come siamo messi da questo punto di vista?
“Bene, anche dal punto di vista tecnologico. La Cesi Ricerca, una societa’ controllata dall’Enea, ha sviluppato degli impianti piloti e l’Enel ha investito molto, lanciando anche una rete dimostrativa in Toscana. E’ importante pero’ fare presto, vincendo le forti resistenze conservative di chi gestisce la distribuzione. Ora il contributo della microproduzione e’ ancora limitato e individuare i punti di ingresso dei contributi dove collocare i sensori e’ relativamente facile, se aspettiamo troppo trovarli sara’ invece molto piu’ difficile e costoso”

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