Christian è un giovane congolese che sta provando a utilizzare alcuni semi delle tradizionali coltivazioni africane per ottenere ortaggi che a Palermo, e in generale in Italia, non si trovano. Jolanda, anche lei di origine africana, invece va sul sicuro, e coltiva splendidi carciofi da vendere poi ai fruttivendoli della zona. Entrambi, Christiana e Jolanda, sono migranti arrivati in Italia in condizioni anche disperate, che partecipano al progetto Orti urbani nel capoluogo siciliano: lotti di terreno assegnati specificamente a famiglie arrivate da paesi stranieri, generalmente dal continente africano.
Gli appezzamenti, mediamente, sono di circa 50 metri quadrati ciascuno, e servono a non sprecare questi spazi urbani, ma piuttosto a renderli utili per dare un sostegno alimentare alle famiglie dei migranti e anche la possibilità di svolgere un’attività che possa trasformarsi in un lavoro.

Il progetto, che vede la collaborazione del Centro Ateneo Migrare dell’Università di Palermo, con la Caritas e la Diocesi della città siciliana, ha anche una componente doppiamente formativa. Alcuni professori del Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e forestali, coordinati da Vincenzo Bagarello, referente del progetto per l’Università di Palermo, offrono, su base volontaria e senza alcun compenso, il loro aiuto ai migranti di Orti urbani per insegnare le competenze necessarie per la coltivazione degli ortaggi, dagli attrezzi alla semina, fino al raccolto. Ortaggi di qualsiasi specie, locale e anche di origine africana.
Foto di copertina tratta da www.avvenire.it
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