L’America tornera’ a cercare petrolio nei suoi mari. Con una mossa a sorpresa Barack Obama ha annunciato la fine di una moratoria ventennale sopravvissuta anche negli anni dei presidenti-petrolieri, Bush Primo e Secondo. ” una decisione che non abbiamo preso con leggerezza”, mette le mani avanti il presidente, prevedendo lo sconcerto degli ambientalisti. Dal Delaware fino alle coste centrali della Florida, risparmiando le mitiche Keys celebrate da Ernest Hemingway, gli Usa accorderanno liberta’ di trivella. Si’, anche nel nord dell’Alaska, come predicava in campagna elettorale la sua avversaria Sarah Palin. Anche qui, evitando di devastare quel gioiello della Bristol Bay. Che succede?
Obama il Trivellatore illustra il suo piano dalla base dell’Air Force di Andrews, quasi a sottolineare il valore strategico della svolta nella “guerra” alla dipendenza energetica. L’aveva annunciato nel suo discorso sull’Unione che l’America avrebbe dovuto fare “scelte difficili”. E la decisione di rilanciare il nucleare aveva gia’ provocato piu’ di una delusione tra gli ambientalisti. Il presidente ora giustifica la fine della moratoria cosi’: “Per sostenere la crescita economica, produrre lavoro e mantenere la nostra competitivita’ abbiamo bisogno di fare ricorso alle fonti di energia tradizionali anche mentre intensifichiamo il ricorso a nuove fonti rinnovabili”.
L’obiettivo e’ anche quello di far cassa con le licenze: la prima asta potrebbe scattare gia’ l’anno prossimo, l’area e’ quella al largo della Virginia. Ma a Washington c’e’ pure chi ragiona sul significato politico della scelta. Il Senato nelle prossime settimane deve pronunciarsi su quel pacchetto-clima che ha gia’ perso per strada la forza innovativa della legge approvata alla Camera. Obama spera cosi’ di conquistare gli indecisi, anche se il New York Times dubita che possa conquistare il voto dei due paladini dell’industria petrolifera, la senatrice dell’Alaska Lisa Murkowski, repubblicana, e la democratica della Lousiana, Mary L. Landrieu. Molti repubblicani, al contrario, criticano questo piano di “sicurezza energetica” perche’ non liberalizzerebbe abbastanza. Risposta: “Dimenticano che con meno del 2 per cento delle riserve e piu’ del 20 per cento del consumo mondiale, trivellare soltanto non risponderebbe alle nostre necessita’ energetiche”.
Il piano, che ricorda a grandi linee un vecchio progetto di George W. Bush, risparmia la Costa Pacifica. E i giacimenti, assicurano gli esperti, saranno comunque previsti a distanza di sicurezza, anche “visiva”, dalle spiagge. Obama sottolinea che le trivelle sono l’aspetto “di un piano piu’ ampio”: l’America si deve liberare dalla dipendenza dei vecchi combustibili, ma sulla strada “dell’energia pulita” sarebbe “un errore non riconoscere la realta’” attuale.
“Siamo sgomenti”, dice Jacqueline Savitz di Oceana, uno dei gruppi di pressione ambientalista piu’ forte in America. E regalo peggiore non poteva ricevere, nel giorno del 62esimo compleanno, l’ex vicepresidente, premio Nobel e Oscar Al Gore. Raggiunto da Repubblica, il campione degli ambientalisti, che finora ha sempre sostenuto gli sforzi di Obama, rimanda alla dichiarazione dell’associazione da lui fondata, “Alliance for Climate Protection”. Durissima. “Questo piano – dice la presidente Maggie L. Fox – prosegue la nostra dipendenza dai combustibili sporchi”. E ce n’e’ direttamente per Barack. “Non possiamo continuare semplicemente a trivellare. Quello di cui abbiamo bisogno, adesso, e’ una leadership presidenziale che ci guidi verso un piano globale per l’energia pulita, che fermi l’inqui-namento da ossido di carbonio, riporti lavoro in America, metta fine alla nostra dipendenza dal petrolio straniero. E ci tenga al sicuro”.