Neve a Fukushima: si torna a sciare con il contatore di radioattività

Per gli amanti della neve e degli sport invernali, rinunciare alle prime nevicate è davvero difficile. Non sono riusciti a rimandare la tanto attesa sciata nemmeno i cittadini del Giappone nord-orientale che, non curanti del disastro atomico avvenuto nemmeno un anno fa, hanno decido di sfidare il pericolo e recarsi nelle famose località sciistiche vicine […]

Per gli amanti della neve e degli sport invernali, rinunciare alle prime nevicate è davvero difficile. Non sono riusciti a rimandare la tanto attesa sciata nemmeno i cittadini del Giappone nord-orientale che, non curanti del disastro atomico avvenuto nemmeno un anno fa, hanno decido di sfidare il pericolo e recarsi nelle famose località sciistiche vicine a Fukushima.

Ecco dunque gli intrepidi sportivi scendere dalle vette con al collo un prezioso, quanto immancabile, contatore portatile di radioattività: sebbene gli operatori turistici attivi nella zona, per rilanciare le entrate invernali, abbiano garantito la rilevazione giornaliera della quantità di radiazioni sulle piste (alcune sorgono in prossimità del perimetro off-limits imposto dalle autorità) la diffidenza ormai regna suprema e i cittadini preferiscono, ove possibile, affidarsi a misurazioni autonome. Attenzione non del tutto ingiustificata, date le numerose versioni  proposte dal Governo nipponico rispetto alla gravità dell’incidente, rivelatosi, infine, in tutta la sua tragicità. È di circa un mese fa, infatti, la notizia di una possibile fusione del reattore numero 2, rispetto alla quale il ministro dell’emergenza nucleare Goshi Hosono, si è detto ”ottimista”, pensando ad un arresto a freddo dell’impianto e ad una vicina messa in sicurezza dei reattori.
 
In ogni caso, la Tepco ha pensato «a scopo precauzionale» di iniziare ad iniettare acido borico, volto a neutralizzare possibili reazioni, mentre l’Agenzia per la sicurezza atomica (Nisa) ha avviato i suoi riscontri. L’utility, che ha chiesto alla Japan Atomic Energy Agency (Jaea, l’istituto di ricerca nucleare) di effettuare analisi indipendenti sul possibile rilascio di xenon (gas solitamente prodotto durante il processo di fissione) ha poi lanciato procedure d’allerta a seguito della rilevazione nel vaso di contenimento primario di tracce – giudicate poi come “residuali”- di xenon: gli isotopi 133 e 135, con tempi di decadimento rispettivamente di 5 giorni e nove ore, hanno rafforzato l’idea del rilascio ”recente”.
 
Non si tratta dunque di dati incoraggianti, soprattutto considerando che, oltre a sciatori e amanti del rischio, la centrale di Fukushima è circondata da abitanti e bambini che, in maniera del tutto involontaria, si trovano a vivere in una delle zone più pericolose del Giappone.

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