Giulia De Rossi, fondatrice di Nazena, un’azienda nata e sviluppata a Vicenza, non si è mai fermata, dal 2019, per allargare il catalogo dei suoi prodotti, che spaziano dall’arredamento al design, fino ai tipici prodotti da casa e ufficio, e hanno una cosa in comune: ogni articolo è stato realizzato con almeno il 70 per cento degli inquinanti e diffusissimi scarti tessili.
Piastrelle, tavolini, ma anche grucce e block-notes: i prodotti con la firma Nazena sono tanti e vengono portati a termine attraverso un processo brevettato che riesce a trattare diverse composizioni tessili (CO, PE, poliestere-cotone e le loro miscele), creando pannelli rigidi.
L’azienda veneta entra così, con un progetto tipico da economia circolare, nel gigantesco universo degli sprechi tessili, trasformando un problema (l’eccesso di rifiuti) in una risorsa (nuovi prodotti). Ricordiamo che il mondo della moda, specie per colpa della fast-fashion, è un’industria responsabile del 10 per cento delle emissioni di CO2 a livello globale. E ogni anno, in media, ogni persona getta 34 chilogrammi di vestiti usati nella spazzatura, e il 95 per cento di questi finisce negli inceneritori o nelle discariche.
Fonte: Nazena/Facebook
Leggi anche:
- Quanto inquina l’industria della moda
- Pulvera: la moda che nasce dalla polvere
- Gumshoe: le sneakers fatte con le gomme da masticare
Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?
- Iscriviti alla nostra Newsletter cliccando qui;
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite;
- Seguici su Facebook, Instagram e Pinterest.



