Le microplastiche, ovvero frammenti di plastica inferiori ai 5 millimetri, non aumentano soltanto nell’ambiente, ma anche nel cervello dell’uomo. Il ritmo nell’ambiente è di un incremento del 50 per cento rispetto al 2016 e uno studio realizzato da un team di ricercatori dell’università del New Mexico e pubblicato su PubMedCentral lascia supporre che anche nel cervello ci sia stata una crescita vicina a questa spaventosa percentuale. Tra gli effetti negativi delle microplastiche nell’organismo umano ci sono lo stress ossidativo, le malattie cardiovascolari e i danni alle cellule. Ma anche su questo versante la ricerca americana ha messo a fuoco importanti novità: le microplastiche sono state individuate nel fegato, nei reni e nel cervello di quasi cento corpi umani. Nel tessuto cerebrale la quantità di microplastiche è risultata superiore di 10-20 volte rispetto agli altri organi, ed era ulteriormente maggiore nel cervello delle persone che avevano sofferto di demenza oppure di Alzheimer. Il commento di Matthew Campen, uno degli autori dello studio, è stato lapidario: “Non avrei mai immaginato che nel nostro cervello ci potessero essere tante microplastiche”. Il suggerimento venuto fuori dalla ricerca, in termini di prevenzione, è stato altrettanto lapidario: Ridurre al minimo il consumo di plastica.
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