Ad Arezzo danno i soldi agli alunni più bravi. Ma agli insegnanti non arriva un euro

Un’intelligente iniziativa in un Istituto tecnico: chi ha una buona media, almeno 7,5 con 9 in condotta, può incassare un premio da 100 a 300 euro. Intanto i professori aspettano ancora i soldi per chi li merita

scuola senza compiti

MERITOCRAZIA A SCUOLA

Premiare i più bravi: un regola elementare, che serve a fare crescere merito e competenza, inapplicabile però nella scuola italiana. Mi ha molto incuriosito l’iniziativa autonoma di una preside, Silvana Valentini, che all’Istituto tecnico di Arezzo «Buonarroti-Fossombroni» ha introdotto un premio vero, in denaro contante, per gli studenti più meritevoli. Un bonus, da 100 a 300 euro, per una quarantina di alunni, che hanno ottenuto una buona media (almeno 7,5), e innanzitutto hanno un tondo 9 in condotta.

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ALUNNI BRAVI PREMIATI AD AREZZO

L’iniziativa è interessante. Anche perché la preside non ha avuto bisogno di risorse straordinarie, che non avrebbe trovato, per premiare chi lo merita, ma ha potuto contare sui normali fondi della sua scuola e su una mini-raccolta di sponsorizzazioni locali. Premiare i ragazzi, in un momento in cui picchiano e dileggiano i professori, spalleggiati dai genitori complici, è una buona idea. E non conta tanto il quantum, che pure non è insignificante per un adolescente, ma il principio: chi studia meglio, con più rigore, con più disciplina e con migliori risultati, va premiato. Una lezione utile per la vita, non solo a scuola. Come dice la preside Valentini, il bonus di Arezzo «non è una borsa di studio, ma un incentivo ai ragazzi a fare sempre meglio, nel loro interesse».

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PREMIARE IL MERITO

Ma se qualcuno pensa a premiare gli studenti, nessuno si fa carico di mantenere un impegno che era stato preso, da anni, con gli insegnanti: riconoscere una quota di stipendio variabile, un bonus appunto, per i docenti più bravi, più appassionati e con migliori risultati. Questo premio è diventato una barzelletta. Entra ed esce dagli accordi tra sindacati e ministero, prima si decide di assegnarlo sulla base di autonome valutazioni della scuola, poi si mettono sul tavolo i soliti tavoli e comitati, con i sindacati a fare da padroni. Alla fine zero di zero: niente riconoscimento al merito, niente premio ai singoli, ma solo, eventualmente, qualche extra a pioggia. Mance, insomma. Pensate che per premiare i più bravi, tra i 7mila presidi delle scuole italiane, erano stati stanziati alcune decine di milioni fino al 2020. Soldi veri, ma si pretendeva che ogni dirigente scolastico presentasse, per la sua valutazione, la bellezza di 18 documenti! Adesso, dopo mesi di trattative, sono stati ridotti a 3, ma i soldi per premiare il merito non si sono mai visti. Risultato: gli insegnanti italiani continuano a essere i meno pagati d’Europa, senza alcuna distinzione tra fannulloni e capaci. Si distribuiscono briciole, ma sempre con un solo principio: tutto a tutti.

LA SCUOLA DELLA RISSA TRA INSEGNANTI E FAMIGLIE

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